Nucleare: il Governo impugna tre leggi regionali

Continua il testa a testa tra governo e Regioni in materia di nucleare. Il governo, dopo il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni alla possibilità di implementare nuove centrali nucleari su proprio territorio, ha deciso di continuare sulla sua strada e di impugnare davanti alla Corte costituzionale tre leggi regionali che impediscono la costruzione di nuovi siti nucleari.

Continua il testa a testa tra governo e Regioni in materia di nucleare. Il governo, dopo il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni alla possibilità di implementare nuove centrali nucleari su proprio territorio, ha deciso di continuare sulla sua strada e di impugnare davanti alla Corte costituzionale tre leggi regionali che impediscono la costruzione di nuovi siti nucleari.

Nella riunione che si è tenuta oggi a palazzo Chigi il Consiglio dei ministri ha infatti deciso di impugnare davanti alla Consulta le leggi di Puglia, Campania e Basilicata che vietavano la costruzione di nuovi siti nucleari sul proprio suolo. L’esecutivo chiede ora alla Consulta di dichiarare illegittimi quei provvedimenti che, di fatto, comporterebbero – soprattutto se poi seguiti da iniziative analoghe da parte delle altre Regioni – l’impossibilità per il governo di individuare luoghi adatti alla costruzione delle nuove centrali.

Le tre leggi regionali, ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, “intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza“. Ma le intenzioni dell’esecutivo in materia non si fermano qui. “Il governo – ha continuato Scajola – impugnerà tutte le eventuali leggi regionali che dovessero strumentalmente legiferare su questa materia, strategica per il Paese.

La palla rimane dunque nelle mani del governo. L’intenzione è infatti quella, come ha aggiunto lo stesso ministro, di far approvare al prossimo Consiglio dei ministri, che si terrà il 10 febbraio, in via definitiva il decreto legislativo che indica i criteri per la selezione dei siti dove sorgeranno le nuove centrali nucleari.

Diverse le reazioni, politiche e non, alla decisione presa oggi dal governo. Ermete Realacci, deputato Pd ed ex presidente di Legambiente, ritiene la scelta dell’esecutivo sia “una debole ritorsione, visto che già il governo è di fronte alla Corte costituzionale per l’inaccettabile legge che impone, unico caso in un Paese occidentale, anche attraverso la militarizzazione dei siti, la costruzione delle centrali nucleari contro il volere delle Regioni e dei territori“. Si spinge più in là il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che ritiene la decisione di impugnare le leggi delle tre Regioni che avevano detto no al nucleare un atto fascista e fuori dalla democrazia“.

Giudizio più che negativo arriva anche dal Wwf che, in un comunicato stampa, definisce “inutile e dannosa” la decisione presa oggi dal Consiglio dei ministri. Nei provvedimenti presi fino a questo momento dal governo è stato “gravemente leso il ruolo delle Regioni stabilito dalla Costituzione” – afferma l’associazione – “che in materia di energia affida a esse potere concorrente, facendo in modo che la potestà sul proprio territorio diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata“. Il Wwf rileva inoltre anche come Regioni attualmente governate dal centrodestra, i cui atti non sono stati impugnati, abbiano previsto il bando del nucleare dal proprio territorio.

In ogni caso la parola passa ora alla Corte costituzionale, che dovrà stabilire i confini tra i poteri dello Stato e quelli delle Regioni in materia di nucleare, definendo limiti ben precisi alla questione sia in ambito giuridico che in quello politico.

Rosamaria Freda

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