I sondaggi, da sempre, sono stati uno dei migliori alleati di Silvio Berlusconi che fin dal suo ingresso in politica li ha utilizzati per creare e ostentare il consenso acquisito tra gli italiani. Quello però realizzato dalla Gnresearch sul sentimento degli italiani rispetto al nucleare di certo non sarà tra i suoi favoriti. I risultati della ricerca, pubblicati oggi in anteprima su Repubblica.it, infatti, trasformano in chiari numeri e tabelle la netta contrarietà all’atomo - e alle scelte energetiche del Governo - degli italiani, in attesa di esprimersi di fatto nel prossimo referendum abrogativo sul nucleare.
I sondaggi, da sempre, sono stati uno dei migliori alleati di Silvio Berlusconi che fin dal suo ingresso in politica li ha utilizzati per creare e ostentare il consenso acquisito tra gli italiani. Quello però realizzato dalla Gnresearch sul sentimento degli italiani rispetto al nucleare di certo non sarà tra i suoi favoriti. I risultati della ricerca, , infatti, trasformano in chiari numeri e tabelle la netta contrarietà all’atomo – e alle scelte energetiche del Governo – degli italiani, in attesa di esprimersi di fatto nel prossimo referendum abrogativo sul nucleare.
Il sondaggio effettuato dalla società internazionale di ricerche ha preso in considerazione un campione di mille cittadini, rappresentativo della popolazione italiana a cui è stato chiesto di esprimersi non solo sul ritorno all’energia atomica, ma anche sulle attuali politiche del governo nei confronti delle rinnovabili nonché sulla partecipazione stessa al prossimo referendum.
I risultati non lasciano ombra di dubbio: oltre il 75% degli intervistati (di cui 59% molto contrari e il 17% abbastanza contrario) non vuole nuove centrali nucleari in Italia – in particolar modo nella propria Regione – e non perché in “balia dell’emozione” dei fatti del Giappone. A preoccupare il 45% delle persone è, infatti, “l‘impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, anche in assenza di incidenti o errori umani“, ma anche “lo smaltimento delle scorie radioattive” (29%) e solo l’11% ha addotto come motivazione principale il “rischio di incidenti dovuti ad eventi naturali“.
Per la maggioranza degli italiani la soluzione al problema della dipendenza energetica dagli altri paesi – tema questo sentito importante dal 90% – risiede “esclusivamente nelle rinnovabili”, opzione condivisa dal 69% degli intervistati, più della metà dei quali (37%) disposti anche a pagare qualcosa in più in bolletta pur di investire nelle energie pulite (il 39% probabilmente disposto).
Per questo ben il 43% giudica molto negativamente il decreto sulle rinnovabili (il cosiddetto decreto romani) a cui fanno eco un 29% di cittadini che lo giudica “abbastanza negativo”.
Certo i sondaggi, anche quelli effettuati seguendo le più scrupolose metodologie di analisi non sono mai sicuri al 100% e possono rivelare qualche brutta sorpresa come sa bene, ad esempio, Emilio Fede con le sue bandierine durante le elezioni regionali di qualche anno fa. Sull’atomo, però, gli italiani avranno la possibilità di esprimersi personalmente attraverso l’imminente referendum a cui, sempre stando al suddetto sondaggio, è pronto a partecipare, recandosi alle urne, ben il 70% degli intervistati. Di questi il 71% ha dichiarato che voterà contro il nucleare.
Le statistiche, come diceva Trilussa, sono come i polli, speriamo però che stavolta siano particolarmente attendibili perché in questo caso siamo tutti noi a rischiarci “le penne”.
Simona Falasca
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