Il sogno di un Giappone "atomo free" si infrange con la decisione di riavviare i reattori n.3 e 4 della centrale nucleare di Oi. Ma, nel frattempo, si incentivano anche le rinnovabili
Torna il nucleare in Giappone. A distanza di appena un mese e mezzo dalla chiusura dell’ultimo reattore attivo, quello della centrale Tomari,, il sogno di un Paese “atomo free” si infrange con la decisione, confermata dalla tv pubblica Nhk, di riavviare i reattori n.3 e 4 della centrale nucleare di Oi. Ma, nel frattempo, si incentivano anche le rinnovabili.
Dopo il via libera delle autorità locali e, in particolare, del governatore di Fukui, la prefettura che ospita la centrale di Oi, la notizia arriva direttamente da un vertice tra il premier Yoshihiko Noda, il ministro dell’Industria, Yukio Edano, e quello dell’Emergenza nucleare, Goshi Hosono. “Ora che abbiamo la comprensione da parte delle autorità locali, la decisione finale del governo è di far ripartire i reattori n. 3 e 4 della centrale di Oi“, ha detto Yoshihiko Noda, che punta, ancora una volta, sull’energia dell’atomo: “vogliamo compiere altri sforzi per ripristinare la fiducia dei cittadini sul nucleare e le norme di sicurezza“, ha concluso il premier.
Prima del terremoto e dello tsunami che l’11 marzo 2011 hanno colpito e devastato ogni cosa, il Giappone poteva contare su 54 reattori nucleari, che coprivano circa il 30% del fabbisogno di elettricità, 37 dei quali erano attivi al momento del disastro. Dopo lo spegnimento per controlli e test, mentre un’enorme catastrofe ambientale è ancora in corso, il sì all’avvio dei reattori di Oi apre, però, la strada alla rinnovata messa in opera anche di ulteriori unità, come la n.3 di Ikata (prefettura di Ehime) e le n.1 e 2 di Tomari (prefettura di Hokkaido).
Questa scelta non è affatto piaciuta, come era facile immaginare, alla maggioranza dell’opinione pubblica e agli oltre 10mila manifestanti che si sono riuniti sotto la sede del governo, accusando Noda di preferire la salute dell’economia a quella dei giapponesi. Nemmeno Greenpeace ha gradito: “il primo ministro Noda ha fretta, la pericolosa approvazione del riavvio ignora la consulenza degli esperti in sicurezza e le proteste pubbliche, e mette a rischio inutilmente la salute dell’ambiente della gente e dell’economia del Giappone“, ha dichiarato l’associazione ambientalista in una nota.
Ma, quasi a dare “un colpo al cerchio e uno alla botte”, dopo il sì all’energia dell’atomo, ecco arrivare nel Paese asiatico una nuova linfa anche per le fonti pulite. Il Ministro dell’Industria Edano ha approvato, nel frattempo, un nuovo piano tariffario con incentivi per l’industria rinnovabile di circa 30 miliardi di dollari entro il 2016, come riporta Reuters.
Dopo la crisi radiazioni Fukushima, il peggior disastro nucleare del mondo dopo Chernobyl, le sovvenzioni, che partiranno dal 1° luglio, non sono destinate a ridurre la dipendenza solo dal nucleare, ma anche dai combustibili fossili come il gas ed il petrolio, quasi interamente importati dall’estero. Il metodo di elargizione prevede che le utilities giapponesi acquistino energia elettrica da fonti rinnovabili quali solare, eolica e geotermica a livelli pre-impostati per un massimo di 20 anni.
I costi saranno trasferiti ai consumatori attraverso un aumento delle bollette. Il prezzo per l’energia fotovoltaica sarà di 42 yen (53 centesimi di dollaro) per ogni chilowattora, il doppio della tariffa offerta in Germania e il triplo rispetto alla Cina, mentre l’eolico sarà sovvenzionato con 23,1 yen per ogni kWh. E se i sussidi hanno stimolato la crescita delle energie rinnovabili in paesi come la Germania, che ha quasi triplicato la sua produzione in meno di un decennio, ci si augura che in Giappone possa avvenire lo stesso, per un definitivo addio al nucleare.
Roberta Ragni
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