Proprio mentre si tira un sospiro di sollievo per la chiusura di tutte le centrali nucleari giapponesi – avvenuta proprio in questi ultimi giorni – gli esperti evidenziano un nuovo forte rischio derivante proprio dai danni provocati al reattore 4. E una delle cose più sconcertanti è che il governo locale continua a minimizzare e si rifiuta di avvertire la popolazione sui reali rischi.
In Giappone è ancora allarme nucleare. I danni provocati dallo continuano a tenere alta la tensione, perché il cattivo funzionamento dell’impianto potrebbe portare ad una nuova catastrofe atomica.
Proprio mentre si tira un sospiro di sollievo per la chiusura di tutte le centrali nucleari giapponesi – avvenuta proprio in questi ultimi giorni – gli esperti evidenziano un nuovo forte rischio derivante proprio dai danni provocati al reattore 4. E una delle cose più sconcertanti è che il governo locale continua a minimizzare e si rifiuta di avvertire la popolazione sui reali rischi.
Per questo, un gruppo di esperti nucleari americani e giapponesi e 73 organizzazioni non governative hanno inviato una petizione al Segretario generale dell’Onu Ban ki-moon per denunciare il gravissimo rischio di catastrofe nucleare dato dal reattore danneggiato.
In particolare, il pericolo è nel grave danno strutturale alla piscina di raffreddamento dell’impianto, dove gli esperti hanno evidenziato una forte presenza di cesio-137: pari a 10 volte la quantità dispersa nell’ambiente durante l’esplosione di Chernobyl. La vasca che contiene i resti di combustibile esaurito del reattore 4 ha subito gravi danni a causa di due incendi che hanno portato ad un calo eccessivo del livello dell’acqua. Nessuno conosce i reali livelli di radiazione, di inquinamento e della perdita di acqua, ma molti esperti temono il peggio. Gli scienziati prevedono infatti la possibilità che un’ulteriore esposizione e il contatto con l’aria portino il liquido della piscina all’ebollizione, ma c’è di più: si rischia una nuova serie di esplosioni di idrogeno, come quelle che hanno già distrutto gli edifici del reattore, e i rilascio di ulteriori pesanti radiazioni.
“Esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione – hanno scritto gli esperti nela petizione – sul fatto che il Governo non informi i cittadini circa l’entità del rischio dell’Unità 4. Il crollo di questa piscina potrebbe portare a conseguenze catastrofiche a livello mondiale. Quello che il governo giapponese dovrebbe fare, come membro responsabile della comunità internazionale, è di evitare qualsiasi ulteriore disastro attraverso la mobilitazione di tutte le competenze e i mezzi a disposizione, al fine di stabilizzare questo combustibile nucleare esaurito. È evidente che la piscina del combustibile nucleare esaurito dell’unità 4 di Fukushima Daiichi non è più un problema giapponese, ma un problema internazionale con conseguenze potenzialmente gravi. Pertanto, è imperativo per il governo giapponese e la comunità internazionale lavorare insieme su questa crisi prima che sia troppo tardi. Ci appelliamo alle Nazioni Unite perché aiutino il Giappone e il pianeta a prevenire le conseguenze irreversibili di una catastrofe che potrebbe influenzare le generazioni a venire”.
Gli scienziati e le associazioni che hanno aderito alla petizione chiedono quindi al Segretario generale dell’Onu di organizzare un vertice sulla sicurezza nucleare in relazione ai problemi riscontrati al reattore 4 e di istituire un team indipendente in grado di analizzare la situazione e valutare il reale rischio dell’impianto.
Alla fine del 2011 il governo giapponese aveva rassicurato la popolazione locale affermando che i liquidatori della Tokyo electric power company (Tepco) erano riusciti a risolvere il problema, ottenendo l’arresto dei tre reattori danneggiati, ma in realtà i bacini in cui vengono stoccate le scorie sono ancora a rischio: ciò vuol dire che lo scenario di una catastrofe nucleare è tutt’altro che lontano.
Ma in questa situazione di dramma generale, qual è l’atteggiamento del governo giapponese?
Come avevano già fatto subito dopo il maremoto del marzo 2011, le autorità governative negano l’evidenza e minimizzano ancora una volta i rischi.
Per questo è indispensabile che la comunità internazionale prenda in mano la situazione e agisca tempestivamente.
Da parte nostra possiamo anche noi firmare la petizione online