In Francia accordo tra Verdi e socialisti sul nucleare. L'appoggio degli ecologisti varrebbe loro i seggi in Assemblea. E in cambio la produzione di energia dalle centrali nucleari francesi sarebbe ridotta del 25%
Si avvicinano le elezioni presidenziali in Francia, e per i candidati e i partiti è meglio correre ai ripari. Ed è per questo, che il candidato socialista François Hollande ha stipulato un accordo elettorale con i Verdi francesi: ridurre la dipendenza dall’atomo dall’attuale 75 al 50% chiudendo 24 reattori.
Che significa: seggi in cambio della chiusura di alcune centrali. In questo modo, secondo l’accordo (segreto) raggiunto in questi giorni tra socialisti ed ecologisti, i secondi potrebbero guadagnarci dai 15 ai 30 seggi all’Assemblea nazionale. Dal canto loro i socialisti, nella persona di Hollande, avrebbero promesso di ridurre dal 75 al 50% l’utilizzo delle centrali nuclerari per la produzione di energia elettrica. Entro il 2025.
Praticamente, sarebbero fermati 24 dei 58 reattori oggi in uso. Un numero considerevole, per la Francia, affezionata all’atomo. Ma c’è un “ma”. Hollande ha una condizione: non chiudere il cantiere di Flamanville, quello dell’Epr. Gli industrali e la destra però non l’hanno presa bene: “Sarebbe la fine della filiera nucleare” ha detto il ministro dell’Industria Eric Besson, tra l’altro anche ex socialista.
Un milione i posti di lavoro perduti, ha sottolineato il Presidente di Edf, Henri Proglio, ma soprattutto innalzamento dei prezzi dell’elettricità, anche fino al 40% visto che, secondo gli esperti la Francia dovrebbe sostenere una spesa di 60 miliardi di euro esclusi i costi dello smantellamento delle centrali. Ma per la Destra di Sarkozy non se ne parla proprio, sarebbe un vero e proprio fallimento, un “svendita irresponsabile di cui saranno i francesi a pagare il conto“.
Intanto in Italia, hanno fatto subito scalpore le prime dichiarazioni del Neoministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che ieri, oltre ad ogm, ponte sullo stretto e TAV, si è detto favorevole anche al nucleare, anche se a certe condizioni. Queste le parole del Ministro: “Il ritorno al nucleare è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato. Comunque, di base, la tecnologia nucleare rimane ancora una delle tecnologie chiave a livello globale“.
Tuttavia, dopo il clamore suscitato dalle sue parole Clini ha precisato che non intendi riaprire una questione già risolta di recente con il referendum sul nucleare. “Sono impegnato da anni nella promozione e nello sviluppo delle energie rinnovabili” spiega. “La mia battuta sul nucleare fa riferimento all’esigenza di considerare che la tecnologia nucleare ha ancora un ruolo rilevante nel sistema energetico europeo e globale“.
E le rinnovabili, dove le mettiamo?
Francesca Mancuso