Lo avevano detto e l'hanno fatto. Il Consiglio dei ministri ha dato oggi il via libera definitivo al decreto legislativo che individua i criteri per la localizzazione delle centrali nucleari e fissa le compensazioni alle popolazioni che ospiteranno gli impianti.
Lo avevano detto e l’hanno fatto. Il Consiglio dei ministri ha dato oggi il via libera definitivo al decreto legislativo che individua i criteri per la localizzazione delle centrali nucleari e fissa le compensazioni alle popolazioni che ospiteranno gli impianti.
Il testo, che aveva ricevuto un primo ok dal Cdm lo scorso 22 dicembre, fissa l’inizio dei lavori nei cantieri nel 2013 e la produzione di energia atomica nel 2020. E tutto questo nonostante il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni che, lo scorso 28 gennaio, aveva definito sbagliato, sia nel merito che nel metodo, il piano messo a punto dal governo sul nucleare. Il governo ha dunque proseguito sulla sua strada, prima impugnando davanti la Corte costituzionale le leggi regionali della Puglia, Campania e Basilicata, che di fatto vietavano la costruzione di nuovi siti sul loro territorio, e poi licenziando definitivamente il decreto “sblocca centrali“.
Insomma si parte: con la prossima nascita dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni. Mentre il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola esprime soddisfazione per il via libera al testo, sostenendo “la trasparenza delle procedure” previste e il “rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell’ambiente“, il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia ha definito “al momento molto difficile“ la possibilità di localizzare siti nucleari in Veneto, la Regione dove è candidato governatore, anche perché – ha spiegato – “oggi il bilancio energetico della Regione è positivo“, cioè produce più energia di quanta ne consumi.
Ma torniamo al decreto varato. Il testo è stato licenziato oggi dal Cdm contro la quasi totalità delle Regioni (con la sola eccezione di Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia) che hanno contestato nel loro documento il mancato rispetto dei poteri concorrenti delle Regioni in materia di certificazione dei siti, autorizzazione unica degli impianti nucleari e autorizzazione unica per il deposito nazionale. Questa procedura, spiega il Wwf in un comunicato, va contro il Titolo V della Costituzione ed elude l’obbligo di acquisire il parere della Conferenza unificata stabilito dalla legge 99/2009 (la cosiddetta delega nucleare). L’articolo 25 della normativa stabilisce infatti che i decreti attuativi della delega siano adottati su proposta del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con i ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, dopo aver però acquisito prima il parere della Conferenza unificata e poi quello delle commissioni parlamentari competenti.
Contro l’approvazione del testo si scaglia anche Greenpeace che la ritiene un ulteriore passo in avanti nella politica centralista del governo che mette “un bavaglio alle Regioni cui saranno imposti i siti“. Non solo. Secondo l’associazione ambientalista il decreto per l’individuazione dei siti contiene anche le disposizioni per le campagne di informazione al pubblico. “Questa si chiama propaganda“, afferma Greepeace. Anche perché, come annunciato recentemente dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia e spiegato da greenMe.it in un articolo del 20 gennaio scorso, i siti dove sorgeranno le nuove centrali nucleari si conosceranno non prima di un anno e comunque dopo le elezioni regionali del prossimo marzo.
Rosamaria Freda