A 33 giorni dal terremoto – tsunami che ha devastato l'intera regione nord est del Giappone, ecco che le conseguenze degli incidenti ai reattori che si sono verificati alla centrale di Fukushima vengono tenuti sotto stretto controllo dalle organizzazioni europee. In questi giorni, un rapporto pubblicato dalla Ong francese CRIIRAD (Commission de Recherche et d'Information Indépendantes sur la Radioactivité) indica come, fra le possibilità di rischio contaminazione, non sia da sottovalutare l'eventualità di contagio da acqua piovana.
Fukushima come Chernobyl? Se non è il caso, per i Paesi europei, di gridare all’allarme nucleare (lo fa capire l’ISPRA, come vedremo), resta tuttavia alto lo stato di attenzione nei confronti degli effetti che la nube radioattiva potrà portare con sé anche nel nostro continente.
A 33 giorni dal terremoto – tsunami che ha devastato l’intera regione nord est del Giappone, ecco che le conseguenze degli incidenti ai reattori che si sono verificati alla centrale di Fukushima vengono tenuti sotto stretto controllo dalle organizzazioni europee. In questi giorni, un rapporto pubblicato dalla Ong francese CRIIRAD (Commission de Recherche et d’Information Indépendantes sur la Radioactivité) indica come, fra le possibilità di rischio contaminazione, non sia da sottovalutare l’eventualità di contagio da acqua piovana.
Le rilevazioni effettuate dai ricercatori in collaborazione con l’IRSN –Institut de Radioprotection et de Sureté Nucléaire, infatti, hanno registrato nei giorni scorsi delle concentrazioni “sospette” di iodio-131 nell’acqua piovana raccolta a campione nel sud est della Francia (dunque a poca distanza dai confini con l’Italia) e nel latte fresco prelevato a fine marzo. Questo significa che già da almeno due settimane il rischio contaminazione è potenzialmente attivo, almeno in Europa centro – occidentale e meridionale.
Di conseguenza, i ricercatori della CRIIRAD invitano le popolazioni europee a evitare, se possibile, di bere acqua piovana e di sottoporla a controlli più rigorosi se se ne prevede l’utilizzo agricolo e industriale.
Si può, dunque, facilmente comprendere come i rischi di una contaminazione non riguardino solo la Francia, ma anche le Nazioni vicine: Belgio, Svizzera, Germania. E Italia.
Lo Stivale si dovrà, dunque, preparare a rigidi controlli sull’acqua piovana e sulle colture? Dovremo anche noi evitare di mangiare spinaci, bietole, cavoli, alcune fra le verdure più sensibili alla contaminazione da iodio-131 che le autorità giapponesi, come da noi riportato nei giorni scorsi, invitano la popolazione a evitare? E per il latte, che è fra gli alimenti più consumati dai bambini – la categoria più vulnerabile – e (ma guarda un po’?), anch’esso informalmente “vietato” in Giappone?
Secondo l’Ispra (l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che dallo scorso 12 marzo – all’indomani del terremoto – tsunami –monitora il livello di radioattività da iodio-131 e cesio-137 nell’aria e nel suolo, “I risultati delle prime misure effettuate sui vegetali a foglia larga a partire dal 30 marzo hanno evidenziato piccole tracce di iodio-131, compresi fra 0,04 Bq/kg e 0,80 Bq/kg, e cesio-137 compresi fra 0,07 Bq/kg e 0,66 Bq/kg. Si evidezia che, al momento, non è possibile correlare direttamente, sulla base di queste misure, tale presenza di cesio-137 ai rilasci nell’atmosfera generati dall’incidente in Giappone, sia per la presenza ubiquitaria di cesio-137 a seguito del fallout degli esperimenti nucleari degli anni 60 che delle ricadute dell’incidente di Chernobyl, nonché per l’assenza di rilevazione di Cesio 134. Va peraltro tenuto presente che il livello massimo ammissibile di radioattività stabilito dai regolamenti Euratom per il Cesio 137 è pari a 1250 Bq/kg; I valori rilevati non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario”.
Abbiamo scelto di riportare integralmente la prima parte del comunicato emesso, alle 11 del 12 aprile (martedì scorso), per comprendere meglio come, secondo l’Ispra, i livelli di radioattività non siano tali da fare scattare un allarme nucleare. Tuttavia, i ricercatori della CRIIRAD indicano come, a seguito della Direttiva Euratom del 1996, non si può stabilire che la quantità di elementi radioattivi rilevati in Europa non sia potenzialmente pericolosa: qualsiasi contaminazione radioattiva superiore a 10 millisievert / annonecessita l’avvio di immediate strategie di contenimento. Anche perché non è facile stabilire come si possono raggiungere 10 millisievert / anno di contaminazione. Certo, i bambini e le donne in stato di gravidanza possono essere i soggetti maggiormente a rischio. E c’è di più: lo iodio-131 e il cesio-137 non dovrebbero affatto essere presenti, in situazioni di normalità.
D’altro canto, nelle scorse ore Fukushima è stata accomunata a Chernobyl. Questa è la domanda che ci poniamo: è così difficile, per le autorità italiane, invitare i soggetti più deboli a evitare di assumere latte e ortaggi a foglia larga? Non saremo di fronte a un allarme nucleare allo stesso livello del Giappone, ma – come si dice – la prudenza non è mai troppa.
Piergiorgio Pescarolo
Foto: Dearcomputer.nl
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