Per decenni, la zona umida della città è stata utilizzata come discarica per relitti abbandonati, il che ha ovviamente provocato abbondanza di microplastiche e di sostanze inquinanti. Come se ne scarseggiassimo. Le autorità raramente rimuovono questi relitti. La burocrazia è lenta (basti pensare che la laguna di Venezia è controllata da 26 entità diverse) e occuparsi dei cimiteri di barche si trova in fondo alla lista delle priorità. Ecco perché un gruppo di appassionati di nautica e ambientalisti sta cercando di trovare delle soluzioni
Da un lato PFAS e pesticidi, dall’altro un cimitero di relitti: non c’è pace per la laguna di Venezia, che – oltre alle grandi navi su – deve anche sopportare la presenza di vecchie navi “sotto”.
Proprio così: scafi in legno e vetroresina abbandonati dai proprietari giacciono sott’acqua, realizzando un vero e proprio cimitero di relitti.
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Per decenni, infatti, la laguna di Venezia – che con i suoi 550 chilometri quadrati di estensione rappresenta la più vasta area umida del Mediterraneo dallo straordinario valore ambientale – è stata utilizzata come discarica da persone che volevano liberarsi delle loro barche e, ad oggi, sarebbero circa 2mila le imbarcazioni abbandonate, sparse su un’area di circa 55mila ettari. Alcune giacciono sotto la superficie, altre spuntano dall’acqua e alcune sono bloccati sulle barene, le pianure che spesso scompaiono con l’alta marea già messe in crisi dalla presenza del MOSE.
La caccia alle barche abbandonate si può dire sia diventato quasi un lavoro per Paolo Cuman, coordinatore della Consulta della Laguna Media, un gruppo che monitora lo stato di salute della laguna. Una volta trovate le barche, le mappa e fa pressioni sulle autorità per rimuoverle.
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I relitti – si tratta per lo più di piccoli motoscafi di piccola cilindrata, o burci, imbarcazioni da trasporto molto diffuse a Venezia -rappresentano una minaccia per le altre navi: il motore di una barca può essere danneggiato se ci passa sopra. Ma rappresentano una minaccia ancora più grande per l’ecosistema, poiché perdono sostanze chimiche, carburante e microplastiche mentre le barche si disintegrano nell’acqua.
La cattiva abitudine dell’abbandono abusivo delle imbarcazioni in laguna risale agli anni ’50, quando i camion iniziarono a sostituire le barche a scopo commerciale.
Ci sono barche abbandonate da 20 o 30 anni che sono in pessime condizioni, afferma Davide Poletto, direttore esecutivo dell’organizzazione Venice Lagoon Plastic Free. Queste rilasciano contaminanti chimici nel momento in cui si rompono.
In più, le barche moderne tendono ad avere scafi in fibra di vetro, che rilasciano microplastiche mentre si decompongono, e una grande preoccupazione sono le vernici antivegetative, che hanno lo scopo di tenere lontani dalle barche melma, cirripedi e altre creature. Alcuni di questi, come il tributilstagno, sono ora vietati a causa dei loro effetti tossici sulla vita marina. Anche gli arredi e le tappezzerie delle barche contengono sostanze chimiche che possono contaminare l’acqua. E non solo: materiale ingombrante come le barche può ridurre la circolazione naturale dell’acqua, danneggiando l’ecosistema più ampio: meno acqua circola, più sostanze inquinanti si attaccheranno.
Nel caso della laguna di Venezia (in giro ci sono ahinoi altre situazioni simili, tanto che sono circa 3 milioni i relitti di navi di ogni tipo sparsi in tutto il mondo, secondo l’Unesco), la soluzione migliore è solitamente rimuovere i relitti indipendentemente dalla loro età soprattutto perché i fondali bassi facilitano il recupero.
Non è solo un problema per l’ambiente, chiosa Cuman, ma anche per i trasporti all’interno della laguna:
Le barche svincolate sono in balia del vento e della corrente. Se si passa sopra una barca affondata o semi-affondata, si può rompere il motore, causando danni considerevoli – spiega. Anche le parti rotte della barca che galleggiano sulle correnti possono causare incidenti a centinaia di miglia dal relitto, dice.
Soluzioni? Il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (Ex Magistrato alle Acque – Venezia) avrebbe in questi giorni acconsentito a rimuovere alcune imbarcazioni nei prossimi mesi.
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Fonti: The Guardian / Consulta della Laguna Media
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