Non guarderai mai più la tua libreria Billy allo stesso modo dopo aver visto questo documentario su Ikea

Si tratta probabilmente del più noto mobilificio mondiale, quello con anche i prezzi più abbordabili. Per vendere i suoi prodotti di punta - come la celeberrima libreria "Billy" - Ikea consuma ogni anno 20 milioni di metri cubi di legno, un albero abbattuto al secondo. Eppure l'azienda, dal fatturato di 46 miliardi di euro, beneficia da anni di un'immagine all'insegna della responsabilità ambientale. Ecco una recente inchiesta che, per la prima volta, fa luce sul comportamento predatorio di IKEA, campione - piuttosto - di greenwashing

Greenwashing? Anche da Ikea ce lo dovevamo aspettare. Se è vero come è vero che i suoi mobili sono fatti di legno, da dove lo prenderà mai tutto quel legno? Davvero che credevamo che la nostra Billy che svetta in salotto sia “amica dell’ambiente”?

Non esattamente, e a scoperchiare il vaso di Pandora ci hanno pensato qualche mese fa i giornalisti francesi Xavier Deleu e Marianne Kerfriden, che in un documentario hanno dimostrato la devastazione causata dalla silvicoltura intensiva e denunciato le pratiche del gigante svedese dell’arredamento, responsabile dell’abbattimento dell’1% delle foreste ogni anno.

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L’impero del gigante dei mobili da montare non conosce confini: ovunque, Ikea si espande, assorbe le foreste e lascia in rovina i paesaggi. Per produrre la sola libreria Billy – e badate: una libreria Billy viene venduta ogni cinque secondi in tutto il mondo – e le sue centinaia di arredi dai nomi impronunciabili, l’azienda consuma 20 milioni di metri cubi di legno ogni anno. Si tratta dell’1% delle foreste abbattute. Un albero abbattuto ogni due secondi.

Ufficialmente, però, il marchio con il logo giallo e blu si dice orgoglioso di lavorare per il pianeta e lo sviluppo sostenibile, sostenendo di utilizzare solo legno certificato o riciclato e di sottoporre i propri fornitori a capitolati estremamente precisi.

Ma eccolo qui: per produrre sempre di più, a prezzi sempre più bassi, bisogna “risparmiare da qualche parte”, dice Johan Stenebo, ex assistente di Ingvar Kamprad, fondatore dell’Ikea ​​nel 1943.

I due giornalisti sono andati in Polonia, da dove proviene il 20% del legno utilizzato dal gigante svedese, in Romania e nei paesi baltici, dove Ikea ha acquistato decine di migliaia di ettari di foresta (50mila ettari solo in Romania), e poi ancora in Brasile e in Nuova Zelanda. E dappertutto fanno la stessa osservazione: vecchie o no, non importa, le foreste vengono rase al suolo, in sfregio all’ambiente e alla tutela della biodiversità, trasformando i massicci forestali in paesaggi lunari.

Un predatore discreto che è diventato un campione di greenwashing, conclude il documentario.

Tale per cui il gruppo riesce a schivare ancora le critiche e persino a mantenere il suo certificato FSC (Forest Stewardship Council), che dovrebbe garantire la gestione sostenibile delle foreste e la tracciabilità del legno.

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