Continua la controversa tendenza di scegliere alla guida dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite coloro che hanno profondi legami con l’industria del petrolio e del gas: Mukhtar Babayev ha trascorso 26 anni presso la compagnia statale di petrolio e gas Socar dell'Azerbaijan. Anche la COP29, insomma, farà discutere, e aspetteremo che anche qui l’ultimo colpo di spugna ci salvi
Sembra uno scherzo ma non lo è: la COP29, il prossimo round di colloqui delle Nazioni Unite per affrontare la crisi climatica, sarà guidata da un altro veterano dell’industria petrolifera e del gas. È infatti Mukhtar Babayev, ministro dell’ecologia e delle risorse naturali dell’Azerbaijan, a essere stato nominato presidente dei colloqui sul clima che si svolgeranno nel Paese a novembre.
Tutto ok se non fosse che, prima del suo ingresso in politica nel Paese autocratico dell’Asia occidentale, un tempo repubblica sovietica, Babayev abbia lavorato per 26 lunghi anni per la Compagnia petrolifera statale della Repubblica dell’Azerbaijan (la Socar).
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Un parallelismo surreale e quasi sarcastico con la nomina di Sultan Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company e presiedente di quello che è stato il discusso vertice della COP28 di Dubai appena concluso.
We wish HE Mukhtar Babayev, President-Designate of COP29, and HE Yalchin Rafiyev, Lead Negotiator of COP29 every success in their roles as Azerbaijan hosts the Conference of the Parties this year.
We look forward to working alongside the COP29 and COP30 Presidencies, and the… pic.twitter.com/LsnXvBYqc1
— COP28 UAE (@COP28_UAE) January 4, 2024
E l’ennesimo esempio che, nonostante la conferenza di Dubai abbia sancito per la prima volta l’esigenza di una “transizione dalle fossili”, quell’accordo resta più vago che mai e blinda il ruolo del gas fossile.
Chi è Mukhtar Babayev?
Alla Socar Babayev avrebbe ricoperto ruoli diversi dal 1994 e dal 2007 al 2010 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente responsabile dell’ecologia della compagnia petrolifera.
er quanto riguarda l’ambiente, ha descritto la bonifica come la “missione condivisa e l’imperativo morale” di tutti gli azeri, ma ha anche affermato che qualsiasi calo dei prezzi del petrolio potrebbe ostacolare gli sforzi. Come ministro viene ricordato più per il supporto alla guerra all’Armenia che per politiche energetiche ed ambientali innovative.
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