Niente da fare, marcia indietro dell’Italia anche sulla deforestazione: Lollobrigida vuole rinviare la legge salva-foreste

Il 23 settembre, il ministro dell'Agricoltura italiano ha chiesto il rinvio di un anno nell'attuazione del Regolamento europeo contro la deforestazione, mettendo a rischio le foreste di tutto il mondo

Sembra proprio che l’Italia non riesca a resistere alla tentazione di fare un passo indietro quando si tratta di tutelare l’ambiente. Dopo il voto favorevole alla proposta di riduzione del livello di protezione del lupo in Europa, ora a rischio sono le foreste.

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha infatti chiesto un rinvio di un anno nell’attuazione del regolamento europeo contro la deforestazione, mettendo a rischio non solo le foreste del mondo, ma anche il nostro futuro.

Il Regolamento europeo contro la deforestazione

La European Union Deforestation Regulation (EUDR), in vigore dal 29 giugno 2023, rappresenta un faro di speranza nella lotta globale contro la deforestazione. Questa normativa impone alle aziende e multinazionali con sede nell’Ue di dimostrare che i prodotti immessi sul mercato comunitario non contribuiscono alla distruzione delle foreste. Secondo il Regolamento, “le imprese dovranno confermare che il prodotto è stato prodotto su terreni che non sono stati oggetto di deforestazione o degrado forestale dopo il 31 dicembre 2020. Il Regolamento si applica in modo imparziale ai prodotti provenienti sia dall’interno che dall’esterno dell’Ue. Le piccole imprese beneficeranno di adeguamenti speciali, come un periodo di adattamento più lungo”.

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, il Regolamento presenta alcune lacune. Si applica solo ad alcune materie prime (come carne bovina, soia, caffè, cacao, olio di palma, gomma, legno/cellulosa) e relativi prodotti derivati, non considerando altri prodotti che contribuiscono alla deforestazione e al degrado forestale. Inoltre, non prevede la tutela di ecosistemi vitali come savane e zone umide.

La richiesta di rinvio

Nonostante queste lacune, l’EUDR rappresenta un passo importante nella giusta direzione. La sua revisione, prevista per il 2025, offre un’opportunità unica per migliorarla e renderla più efficace. Tuttavia, l’Italia rischia di compromettere questo progresso. Il Ministro Lollobrigida ha infatti sostenuto che le imprese non sarebbero pronte a garantire la tracciabilità richiesta.

Le sue parole, pronunciate il 23 settembre durante un punto stampa a margine del Consiglio Ue Agrifish, sono chiare: “Attualmente quel regolamento mette in difficoltà tutto il sistema produttivo, non solo quello della trasformazione dei prodotti derivanti dall’agricoltura ma anche altri. Ovviamente quello è l’obiettivo, e lo vogliamo perseguire. Ma siamo più responsabili nel chiedere il rinvio di un anno per avere un effetto reale”.

Secondo Greenpeace Italia, questa richiesta di rinvio è inaccettabile per diverse ragioni. In primo luogo, l’EUDR è entrato in vigore nel 2023 e gli Stati membri hanno avuto tempo fino alla fine di dicembre 2024 per conformarvisi. Un ulteriore ritardo significherebbe ignorare l’urgenza della crisi climatica e ambientale, ma anche tradire gli impegni ambientali presi a livello europeo.

In secondo luogo, la dichiarazione del Ministro Lollobrigida sembra suggerire che l’obiettivo del Regolamento sia mettere in difficoltà il sistema produttivo. Questa visione ignora il fatto che la deforestazione ha un impatto devastante sul pianeta e sulle comunità che dipendono dalle foreste.

Le foreste sono fondamentali per la salute del nostro Pianeta. Non solo custodiscono gran parte della biodiversità terrestre, ma svolgono anche un ruolo cruciale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, assorbendo grandi quantità di anidride carbonica. Eppure, ogni giorno la deforestazione fa scomparire aree verdi immense, a causa della produzione intensiva di prodotti e materie prime.

Se l’Italia non può permettersi di fare marcia indietro sulla lotta alla deforestazione, ma anzi deve incrementare il proprio impegno nella tutela delle foreste, della biodiversità e quindi del clima del nostro Pianeta, allora la volontà di rinviare l’attuazione del regolamento EUDR non è giustificabile.

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