Terra dei Fuochi: Nello Trocchia, il giornalista minacciato dal boss per le verità scomode

"Al giornalista devo spaccargli il cranio". In un'intercettazione del 10 giugno dal carcere, un boss della camorra e il fratello parlano di un vero e proprio agguato nei confronti giornalista Nello Trocchia, collaboratore de Il Fatto quotidiano, l'Espresso e La gabbia, che è stato minacciato dalla camorra per la sua attività di denuncia delle mafie e per le sue inchieste sulla Terra dei Fuochi.

“Al giornalista devo spaccargli il cranio“. In un’intercettazione del 10 giugno dal carcere, un boss della camorra e il fratello parlano di un vero e proprio agguato nei confronti giornalista Nello Trocchia, collaboratore de Il Fatto quotidiano, l’Espresso e La gabbia, che è stato minacciato dalla camorra per la sua attività di denuncia delle mafie e per le sue inchieste sulla Terra dei Fuochi.

Si tratta di minacce serie che hanno prodotto un’informativa alla Procura Antimafia, alla quale, a distanza di un mese, la Procura non ha dato seguito mettendo in opera la protezione nei confronti di Nello Trocchia.

Nell’intercettazione, oltre alle minacce, i due dicono di conoscere tutto sul cronista, ma nessuna misura a protezione del giornalista è stata presa. A dire il vero neppure è stato informato ufficialmente di quella che sembra essere una possibile spedizione punitiva in piena regola.

“Auspichiamo che le autorità competenti in tempi brevi diano risposte concrete per garantire sicurezza al giornalista minacciato. Proteggere i giornalisti significa proteggere la democrazia del Paese: ma questa non è affatto un dogma, bensì è la continua e instancabile ricerca della verità. Dobbiamo imparare a non lasciare soli i giornalisti minacciati, perché non c’è niente di più orribile dell’isolamento e del vivere con l’incubo della paura. Ogni tentativo di intimidire chi lavora per garantire la libera informazione va fermamente respinto e condannato. Ecco perché diciamo a Nello Troccia, non sei solo, siamo con te“, commenta in una nota la rete Libera.

La Fima (Federazione Italiana Media Ambientali) esprime solidarietà e vicinanza al collega:

“Chiediamo siano messe in atto immediatamente misure di tutela adeguate a garantire al collega la propria incolumità e a permettergli di continuare la sua attività di denuncia delle mafie. – afferma Mario Salomone, presidente di Fima – L’assenza di protezione da parte delle istituzioni di Nello Trocchia sarebbe un segnale chiaro per le mafie circa il fatto che si possono intimidire i giornalisti senza provocare alcuna reazione e farebbe precipitare una situazione già gravi”.

“Esprimiamo piena vicinanza e chiediamo che vengano subito attivate tutte le misure volte a garantire l’incolumità del giornalista Nello Trocchia. Non possiamo che essere sconcertati dall’ennesima minaccia rivolta verso chi fa il proprio lavoro di giornalista al servizio dei cittadini, indagando le mafie e la corruzione. Siamo ancora più preoccupati del perché non sono state attivate tutte le dovute misure di sicurezza e andremo a fondo con un’interrogazione parlamentare perché sia fatta piena luce su questo ritardo”, aggiungono i membri M5S.

Tra il 2006 e il 2014, secondo l’osservatorio Ossigeno per l’Informazione si sono verificati 2.300 episodi di violenza nei confronti dei giornalisti, facendo arrivare l’Italia al, poco esaltante 73° posto nella classifica sulla libertà d’informazione di Reporter senza frontiere. Perché nessuno vuole che emergano verità così scomode.

Roberta Ragni

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