Nave Costa Concordia. Come stanno le acque dell'Isola del Giglio e dell'arcipelago toscano dopo la tragedia del naufragio? A fare un'analisi dei fondali dell'Isola è stata Greenpeace che tra il 15 e il 18 febbraio ha esaminato l'area colpita dal disastro e ha reso noti i risultati attraverso il rapporto Come sta il mare del Giglio?. La situazione però è stata definita "normale". Ma non è tutto oro quello che luccica.
Nave Costa Concordia. Come stanno le acque dell’Isola del Giglio e dell’arcipelago toscano dopo la tragedia del naufragio? A fare un’analisi dei fondali dell’Isola è stata Greenpeace che tra il 15 e il 18 febbraio ha esaminato l’area colpita dal disastro e ha reso noti i risultati attraverso il rapporto Come sta il mare del Giglio?. La situazione però è stata definita “normale“. Ma non è tutto oro quello che luccica.
L’obiettivo degli ambientalisti era quello di monitorare lo stato delle acque e dei fondali nell’eventualità di un massiccio sversamento in mare delle sostanze pericolose ancora a bordo della Costa Concordia. Così, per “conservare una memoria” dello stato dei fondali del Giglio, una squadra di sei sub, tra cui un fotografo e un videoperatore, si è recata all’interno dell’area da quatto punti differenti per permettere un confronto in futuro sull’evoluzione dei popolamenti della flora e della fauna marine. Invece, i prelievi di acqua di mare sono stati eseguiti dalla costa.
Secondo quanto illustra il dossier di Greenpeace, i campioni sono stati raccolti dai primi strati di acqua superficiale. Le analisi sono state condotte dal laboratorio indipendente Eurofins Programma Ambiente di Padova per individuare la presenza di batteri fecali (Coliformi, Enterococchi e Escherichia coli) e di sostanze chimiche potenzialmente pericolose per l’ambiente e l’uomo tra cui metalli pesanti, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), idrocarburi totali, composti organici a base di cloro cancerogeni e non, detergenti o tensioattivi (fra cui gli alchilfenoli, tensioattivi non ionici), composti organici aromatici o solventi (benzene, toluene).
E i risultati non sono del tutto confortanti. Sebbene lo stato generale dei fondali del Giglio, nei quattro siti visitati, sia sicuramente buono, secondo gli ambientalisti le analisi hanno rilevato la presenza in mare di tensioattivi (detergenti) e ammoniaca in concentrazione superiore ai valori di riferimento identificati da ARPAT per la sua campagna di monitoraggio.
È facile ipotizzare che tale incremento sia dovuto alla dispersione di detergenti, disinfettanti e altri prodotti presenti ancora sulla Costa Concordia.
Inoltre, durante le immersioni sono stati avvistati pochi pesci di grande taglia e tale rarefazione assimilabile anche ad un effetto “stagionale”, potrebbe anche avere un’altra origine. Durante le indagino, purtroppo, nella zona di Punta delle Secche sono stati trovati vari pezzi di rete, alcune “neutralizzate”, ossia chiuse con fascette di plastica “verosimilmente da sub ricreativi che temevano l’effetto rete fantasma, ovvero di reti che continuassero inutilmente a pescare“.
“Siamo stati al Giglio perché non è un posto qualunque, ma un patrimonio ambientale che avremmo dovuto custodire meglio – ha detto Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace – Ci rincuora l’esito positivo delle immersioni, con cui abbiamo potuto verificare il buono stato dei fondali marini, ricchi di gorgonie, posidonie e spugne, ma bisogna fare di più per tutelare l’area considerando che siamo nel cuore del Santuario dei cetacei“.
“L’esito dei test di laboratorio – aggiunge Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace che ha svolto i campionamenti delle acque del Giglio – non è allarmante, ma sembra indicare che una contaminazione dal relitto potrebbe già essere in atto. Per questo chiediamo che sia adottato al più presto il piano di rimozione dello stesso e organizzato il suo smantellamento in terraferma“.
Le analisi hanno coinvolto anche le acque potabili dell’isola. E purtroppo in quelle di un esercizio commerciale del porto sono state trovate tracce di idrocarburi totali pari a 82 microgr/l. Da qui l’invito dell’associazione a far luce sulla vicenda e ad avviare una campagna di monitoraggio sulla qualità dell’acqua potabile all’Isola del Giglio.