Gli zombie esistono davvero: ecco insetti e funghi in grado di controllare le menti di altri esseri viventi

I morti viventi, detti anche zombie, non sono solo una fantasia di letteratura e cinematografia: in natura alcuni insetti e funghi sono in grado di controllare le menti di altri esseri viventi, insetti a loro volta, inoculando veleni in grado di assoggettare le loro menti. Scene da film horror che ci mostrano un lato forse spietato di Madre Natura

Mors tua vita mea dicevano gli antichi: in natura spesso è così nella catena alimentare, ma in alcuni casi questi processi sono a dir poco inquietanti. Esistono infatti funghi che per riprodursi si insidiano nei corpi di alcuni insetti e insetti che ne avvelenano altri rendendoli succubi del loro volere. In pratica li trasformano in veri e propri zombie.

Questi comportamenti a dir poco agghiaccianti ci mostrano il lato forse un po’ spietato di Madre Natura che, per proteggere i suoi delicati equilibri (che l’uomo continua a sconvolgere), usa strumenti evolutivi in alcuni casi da film horror.

Il fungo Ophiocordyceps unilateralis

Siamo abituati a vedere le formiche tutte in fila (quando sono in gruppo) e questo avviene perché esistono dei segnali biochimici che gli insetti si mandano per restare “uniti”. Se però una malcapitata viene infettata dal fungo parassitoide Ophiocordyceps unilateralis inizierà a fare quello che dice lui. Letteralmente.

Il fungo attacca in particolare le formiche della specie Camponotus leonardi, alterando il loro comportamento in modo da garantirsi sopravvivenza e riproduzione. Costringe l’insetto a lasciare in gruppo o comunque a spostarsi in luoghi con le condizioni migliori per lui fino a provocare in modo atroce la morte della formica.

Il parassita entra nel corpo del malcapitato attraverso la respirazione e l’obiettivo è proprio usare il suo corpo per produrre altre spore che possano attaccare altri insetti. Con un ciclo vitale che sa davvero di film horror.

Nel 2010 un team di scienziati guidati dalla Harvard University (Usa) ha scoperto la più antica prova dell’esistenza del fungo trovato sulle foglie delle piante che crescevano a Messel, vicino a Darmstadt in Germania, 48 milioni di anni fa.

Ed è ancora vivo e vegeto.

fungo parassita formica zombie

@Scientific Reports

Il fungo cresce all’interno delle formiche e rilascia sostanze chimiche che ne influenzano il comportamento. Alcune malcapitate lasciano la colonia e si allontanano per trovare foglie fresche, mentre altre cadono dai loro rifugi in cima agli alberi su foglie più vicine al suolo.

La fase finale della condanna a morte per parassiti è la più macabra. Nelle ultime ore, infatti, le formiche infette si muovono verso la parte inferiore della foglia su cui si trovano e bloccano le loro mandibole in una “presa mortale” attorno alla vena centrale, immobilizzandosi e bloccando il fungo in posizione.

Gli insetti ormai infettati spesso muoiono sulle foglie, dove l’umidità e la temperatura si adattano al fungo. Una volta che una formica è morta, il fungo germoglia dalla sua testa e produce un baccello di spore, che vengono sparate di notte sul suolo della foresta, dove possono infettare altre formiche.

Cosa avvenga a livello molecolare non è ancora chiarissimo. Tuttavia nel 2020 un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Utrecht (Paesi Bassi), sequenziando il genoma del fungo, ha evidenziato come questo produca alcune sostanze psicotrope che colpiscono in modo specifico la neurobiologia della formica, alterandone la percezione degli odori e l’orologio biologico.

E non solo: i risultati ottenuti invece dalla National Changhua University of Education (Taiwan) hanno anche mostrato che l’altezza dal suolo alla foglia su cui si aggrappano le formiche infette, la capacità di formare periteci e il tasso di crescita dello stroma del fungo parassitoide erano diverse su diverse specie ospiti. Il fungo quindi, anche se attivo già 48 milioni anni di anni fa, ha perfettamente imparato ad adattarsi per rendere zombie diverse specie di malcapitati.

La vespa gioiello

vespa gioiello blatta zombie

@yod67/123rf

Bellissima come appunto un gioiello, questa vespa dal nome scientifico Ampulex compressa, attualmente presente soprattutto regioni tropicali dell’Africa, nel Sud-Est asiatico e nelle isole del Pacifico, riesce a farsi seguire docilmente dalle blatte che poi usa per nutrire le sue larve.

La femmina ha infatti bisogno di un ospite ove deporre il suo unico uovo (è solitaria, non vive cioè in colonia), la cui larva si nutrirà poi del corpo del malcapitato, che sarà dunque letteralmente mangiato vivo.

Ma questa è particolarmente ghiotta di blatte, le quali sono troppo grandi per essere trasportate paralizzate o morte dalla vespa adulta, che quindi si è evoluta per controllare le loro menti. Individuata la preda, la vespa inietta un primo veleno che paralizza le zampe anteriori della blatta, quindi un secondo che arriva al cervello inibendone l’istinto di fuga.

Ora la blatta è di fatto uno zombie nelle mani della vespa che ne afferra le antenne, guidandola verso un luogo riparato: qui depone l’uovo direttamente sulla blatta, chiude il tutto in modo che poi la preda, finito l’effetto del veleno, non possa più fuggire.

A questo punto la larva cresce mangiando viva la preda, che diventa anche la capsula per la sua metamorfosi a insetto adulto, il quale infatti alla fine uscirà direttamente dal corpo, ormai svuotato, della “povera blatta”.

Questi sono solo due esempi forse particolarmente inquietanti, ma la natura è piena di questi meccanismi, che a noi possono sembrare spietati ma che invece fanno parte dei corretti equilibri. Siamo noi umani a distruggerli continuamente. Ed è questo che dovrebbe farci paura davvero.

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Fonti: Biology Letters / G3 Genes|Genomes|Genetics /  Scientific Reports / Entomological Society of America/Youtube

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