Perché le zebre hanno le strisce? Colpa degli insetti?

Checché ne dica la grande Mina, da che mondo a che mondo le zebre non sono a pois, ma a strisce. Sul perché di questa straordinaria striatura del loro manto i naturalisti si interrogano da secoli: servono per mimetizzarsi? Per riconoscersi tra loro? Per la regolazione della temperatura corporea? Niente di tutto ciò secondo uno studio di un gruppo di ricerca coordinato da Gábor Horváth della Budapest University of Technology and Economics, in Ungheria, pubblicato sul Journal of Experimental Biology: quelle strisce bianche e nere servono a tenere alla larga i tafani e fastidiosi insetti ematofagi.

Checché ne dica la grande Mina, da che mondo a che mondo le zebre non sono a pois, ma a strisce. Sul perché di questa straordinaria striatura del loro manto i naturalisti si interrogano da secoli: servono per mimetizzarsi? Per riconoscersi tra loro? Per la regolazione della temperatura corporea? Niente di tutto ciò secondo uno studio di un gruppo di ricerca coordinato da Gábor Horváth della Budapest University of Technology and Economics, in Ungheria, pubblicato sul Journal of Experimental Biology: quelle strisce bianche e nere servono a tenere alla larga i tafani e fastidiosi insetti ematofagi.

Le strisce verticali confonderebbero, infatti, il cervello di questi “succhia sangue”, interferendo con il riflesso della luce e rendendo le zebre poco visibili. Perché, ad attirare tafani e zanzare è proprio il riflesso della luce dell’acqua sulla pelle degli animali, che generalmente è orizzontale. Così, la disposizione verticale delle strisce libererebbe dai parassiti. E non conta solo la loro posizione: i ricercatori hanno osservato che anche i colori hanno un ruolo importante, dal momento che gli insetti preferiscono gli animali dal manto bruno e che la combinazione di colori bianco-nero è meno attraente.

Secondo Horváth, gli insetti “sono attratti dalla luce polarizzata orizzontalmente, perché i riflessi dall’acqua sono polarizzati orizzontalmente e gli insetti acquatici utilizzano questo fenomeno per identificare gli specchi d’acqua dove possono accoppiarsi e deporre le uova. Tuttavia, anche le femmine di tafani succhia-sangue sono guidate alle vittime della luce polarizzata linearmente riflessa dalle loro pelli”.

Per scoprire tutto ciò gli scienziati hanno costruito dei modelli di cavalli neri, bianchi e zebrati, scoprendo questi ultimi venivano praticamente ignorate. Modificando ampiezza, densità e angolatura delle strisce, poi, si è potuto rilevare che il modello meno attraente era esattamente lo stesso che rappresentava il disegno sul manto della zebra reale. “La selezione naturale in zone come l’Africa deve aver spinto affinché le zebre evolvessero il mantello meno attraente per i parassiti ematofagi – hanno spiegato i ricercatori – e questo mantello è proprio quello zebrato”.

Un’ipotesi che riprende quella dell’entomologo Jeffrey Waage, che nel 1980 aveva già spiegato che gli occhi sfaccettati della mosca tse-tse sarebbero stati poco adatti a percepire forme in prospettiva e a distinguere le sagome a strisce. Ma fino ad ora non c’erano state conferme. Eppure, spiega Matthew Cobb, un biologo evoluzionista dell’Università di Manchester , questo studio “non esclude le altre ipotesi circa l’origine di strisce delle zebre”.

Insomma, nelle caratteristiche strisce delle zebre potrebbe essere coinvolto più di un fattore e c’è ancora tanto da scoprire sul mistero delle strisce bianco-nere.

Roberta Ragni

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