Dopo la scoperta di grandi giacimenti di gas sui fondali profondi del mar Mediterraneo, paesi come Cipro, Egitto, Israele e Libano si sono lanciati – a colpi di trivellazioni incontrollate - in una vera e propria caccia al tesoro, proprio come nel far west, dove a pagare è ancora l’ambiente.
Dopo la scoperta di grandi giacimenti di gas sui fondali profondi del mar Mediterraneo, paesi come Cipro, Egitto, Israele e Libano si sono lanciati – a colpi di trivellazioni incontrollate – in una vera e propria caccia al tesoro, proprio come nel far west, dove a pagare è ancora l’ambiente.
Secondo quanto riportato dal WWF infatti, nelle profondità del Mar Mediterraneo, ci sono ambienti unici per la biodiversità, che – nonostante siano protetti da convenzioni internazionali – rischiano di brutto.
Un esempio?
In corrispondenza del giacimento “Leviatano”, il più grande del mondo, che si trova a oltre 100 chilometri dalla costa di Israele, c’è stata una trivellazione in acque profonde, dove sono presenti fondali dalle caratteristiche uniche al mondo per la tipologia di ambiente marino e biodiversità.
Stessa scena nei giacimenti di gas ritrovati nelle acque a largo del Delta del Nilo, dove sono stati individuate comunità di spugne di acque profonde, vermi, molluschi e coralli di acqua fredda e dove vigono forti limitazioni per la pesca.
Ma non è tutto, perché – secondo quanto riporta il WWF – nell’area vicina al Delta del Nilo esiste una particolare comunità biologica che cresce proprio grazie alla presenza delle strutture che si sono formate con le esalazioni dei gas nei fondali marini, per questo denominate “aree del Mediterraneo specialmente protette dalla Convenzione di Barcellona” (ASPIM).
Vista la gravità della situazione, il WWF chiede agli stati del Mediterraneo orientale di rispettare i più alti standard ambientali e tenere sotto controllo le trivellazioni; inoltre invitagli Stati ad effettuare urgentemente le Valutazioni di impatto ambientale (VIA) per poi prendere provvedimenti consequenziali al risultato delle analisi.
“I fondali marini in Mediterraneo brulicano di vita, specie uniche, endemiche del nostro mare. Non possiamo permettere che prospezioni ‘alla cieca’ provochino danni irreversibili alla biodiversità delle acque profonde” – ha detto dichiara Marco Costantini, responsabile del Programma Mare del WWF Italia – Questi ecosistemi marini esistono solo nel nostro mare, sono fragili e vulnerabili ad ogni interferenza con le attività umane, si sono evoluti in una condizione stabile dove la scarsa disponibilità energetica ha condotto alla nascita di ecosistemi particolarmente rari”.
Verdiana Amorosi