Si è conclusa in questi giorni sul lungomare di Sidney, per la precisione a Bondi Beach, la campagna di sensibilizzazione transparentsea, partita il 1 Ottobre dalle spiagge di Byron Bay. Dopo 36 giorni e quasi 800km di navigazione lungo la rotta migratoria delle balene, il gruppo di surfisti/attivisti, capeggiati da Dave Rastovich sono finalmente giunti a destinazione a bordo dei loro trimarani.
Si è conclusa in questi giorni sul lungomare di Sidney, per la precisione a Bondi Beach, la campagna di sensibilizzazione transparentsea, partita il 1 Ottobre dalle spiagge di Byron Bay. Dopo 36 giorni e quasi 800km di navigazione lungo la rotta migratoria delle balene, il gruppo di surfisti/attivisti, capeggiati da Dave Rastovich sono finalmente giunti a destinazione a bordo dei loro trimarani.
Oltre a tenere monitorata la situazione dell’ecosistema marino lungo le coste australiane, obiettivo primario del viaggio è stato quello di protestare nei confronti della politica di tutela ambientale messa in atto dal Governo di Canberra reo di non porre sufficiente attenzione al problema della caccia ai cetacei messa in atto dalle imbarcazioni giapponesi nei mari del sud.
Dave “Rasta”Rastovich, co-fondatore del gruppo “Surfers for Cetaceans“, (tra i 300 invitati quest’anno al Summit promosso da Al Gore “The climate project“), ha esortato l’opinione pubblica australiana a fare pressione al primo ministro Kevin Rudd ed al ministro dell’ambiente Peter Garrett, i quali, in campagna elettorale, avevano manifestato la volontà di salvaguardare il santuario delle balene dei mari del sud, teatro di una caccia selvaggia ad opera delle baleniere giapponesi.
“Ad oggi“, dice Rasta,”l’impegno assunto dai due politici nei confronti della nostra battaglia non è stato mantenuto e abbiamo esortato ogni australiano, la maggior parte purtroppo non ancora al corrente della situazione, a richiedere al proprio governo il mantenimento delle promesse elettorali e soprattutto un intervento immediato“.
“La situazione dell’ecosistema australiano” ha aggiunto “non è delle migliori, siamo stati testimoni di spiagge che seppure senza alcuna impronta umana e bellissime da lontano, bellissime da lontano sono completamente ricoperte di plastica e rifuti..la comunità surfistica internazionale vuole poter surfare in armonia con i cetacei in un oceano pulito, trasparente e protetto“.
Transparentsea, assieme a Surfriders Foundation e Tangaroa Blue, ha promosso campagne di rimozione rifiuti dalle coste, collaborando ed implementando il database del National Marine Debris.
Giacomo Zanni