Siamo nel pieno di una estinzione di massa, la sesta, e questa volta c'entriamo anche noi esseri umani
Niente panico, gente, in fondo, a suon di cambiamenti climatici, dovevamo aspettarcelo. Siamo nel pieno di una estinzione di massa, la sesta, e questa volta c’entriamo anche noi. Sì, insomma, pare che in sole tre generazioni ci saranno così significative modifiche alla biodiversità che si ripercuoteranno inevitabilmente anche sulla nostra vita quotidiana.
E indovinate un po’ di chi è la colpa? Dell’uomo stesso, ovvio! Che tra sovrappopolazione, insediamenti urbani, sfruttamento del terreno per l’agricoltura, emissioni di Co2 nell’atmosfera e nelle acque e l’introduzione di specie invasive, si è auto-condotto alla sua stessa fase di estinzione, la sesta per il nostro pianeta. L’uomo, infatti, potrebbe rientrare tra le prime vittime, 65 milioni di anni dopo la scomparsa dei dinosauri.
Lo rivela un articolo pubblicato su Science Advances che cita una ricerca della Duke University pubblicata nel 2014 e che afferma che nel breve periodo l’estinzione minaccia il 41% degli anfibi e il 26 % dei mammiferi. Nel lungo, invece, la Terra non sarà più un pianeta così ospitale: soltanto negli ultimi 100 anni, infatti, sono sparite quasi 400 specie, un numero 20 volte superiore a quelle estinte nel 17° secolo (e le estinzioni dei vertebrati, oggi, avvengono a un tasso 114 volte superiore alla media del passato).
A rilasciare questo impetuoso rapporto sono stati i ricercatori del fior fiore delle Università (Stanford, Barkeley, Princeton, Università della Florida e del Messico), che, guidati dal professor Gerardo Ceballos, in pratica hanno dato un valore medio alle estinzioni che si sono verificate sulla Terra e lo hanno confrontato con quello attuale.
“Lo studio dimostra senza ombra di dubbio – spiega Paul Ehrlich dello Stanford Institute for the Environment – che siamo entrati nell’Evento della sesta distruzione di massa. In tutto il mondo ci sono esemplari di numerose specie che sono essenzialmente morti che camminano”.
Gli studiosi evidenziano come il tasso di estinzione sia aumentato subito dopo la rivoluzione industriale dell’800 e sia arrivato a 396 specie nel secolo scorso. Esempi di specie perdute sono il delfino dello Yangtze e il rospo dorato Costa Rica e, a seconda del gruppo studiato, i tassi di estinzione sono dalle 10 alle 100 volte superiori al normale. In più, a causa del progressivo inquinamento, l’attività di impollinazione delle api potrebbe cessare in pochi decenni, dando inizio a una progressiva distruzione dell’intera catena alimentare.
Insomma, quello che vogliono farci capire i ricercatori è che se in passato le estinzioni sono state spesso provocate da catastrofi naturali, ora invece sono causate dalle azioni di noi stessi, che sfruttiamo fino all’osso il pianeta che ci ospita.
Gli scienziati giurano che siamo ancora in tempo per evitare questa estinzione di massa. Come? Invertiamo la rotta, cari miei, e sapete perfettamente come. Facciamolo almeno per i figli dei nostri figli!
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