Attivisti di Greenpeace gettano nel mare di Kattegat in Svezia 180 blocchi di granito per combattere la pesca a strascico.
A mali estremi, estremi rimedi! È questa la politica di Greenpeace che spesso risulta essere la più efficace. Ora, contro la pesca a strascico nel mare di Kattegat (Svezia), l’associazione ambientalista, ha innalzato una vera e propria barriera, una cinta di granito. Ben 180 blocchi della roccia intrusiva sono stati gettati dagli attivisti di fronte alla costa svedese, tra Lilla Middelgrund e Fladen, due aree marine riconosciute come aree marine da proteggere sia dalla Svezia che dalla Comunità Europea (secondo la Direttiva Habitat).
Niente di insensato e di impulsivo. Prima dell’azione, infatti, Greenpeace ha commissionato uno studio di impatto ambientale per assicurarsi che l’operazione non avesse alcuna ripercussione sull’ecosistema.
Una settimana di duro lavoro, per i “guerrieri verdi”, ma sicuramente un successo, visto che in assenza di effettive misure legali, i metodi di pesca distruttiva come lo strascico, comunemente praticati in queste zone di grande valore ecologico, avranno vita breve. I massi, infatti, pesanti fino a tre tonnellate, ostruiranno le reti a strascico responsabili della distruzione dei fondali marini del Kattegat, ecosistemi ricchissimi di biodiversità. Un patrimonio naturalistico, confermato anche dallo storico ritrovamento nel 1994, quando fu ritrovato un raro fossile di trilobite sottomarino, organismo esclusivo del Paleozoico, conservato ora nel Museo di storia naturale di Svezia.
Una storia che si ripete, visto il successo nel 2008, quando Greenpeace aveva già posizionato 320 massi a Sylt Outer, al largo della costa tedesca in un’altra area distrutta da attività di pesca a strascico. Le rocce lanciate in quella occasione hanno bloccato la pesca sui fondali e sono già state colonizzate da numerosi organismi locali.
Secondo Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, “C’è bisogno di una riforma urgente della politica comunitaria sulla pesca. I ministri dell’Ambiente e della Pesca hanno l’obbligo di risolvere il blocco legale relativo alla protezione degli habitat marini. Solo così non saremo più costretti a gettare blocchi di granito in mare per proteggere habitat particolarmente sensibili“.
Ma, come spesso accade anche in altri paesi europei, e non solo, la salvaguardia dell’ambiente marino sembra essere assicurata soltanto da parole al vento, da bisbigli lontani come il canto delle sirene.
Greenpeace continuerà a fare campagna con ogni strumento a sua disposizione per chiedere l’istituzione di una rete di riserve marine che copra il 40 per cento dei mari del Pianeta.