Stop alla pesca nel Mare Adriatico: niente pesce fresco fino al 16 settembre

Arriva lo stop alle attività di pesca in alcune aree del Mediterraneo. Un blocco che aggrava una situazione già tragica per il settore

Come ogni anno arriva lo stop alle attività di pesca in alcune aree del Mar Mediterraneo. Un blocco che aggrava una situazione già tragica per i lavoratori del settore, alle prese con crisi climatica, chiusura dei ristoranti per la pandemia e calo delle vendite. 

Dopo l’interruzione delle attività di pesca da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari, arriva lo stop alla pesca di pesce fresco lungo tutto l’Adriatico, con il fermo pesca che si estende dal 16 agosto anche al tratto di costa da San Benedetto e Termoli. Il blocco resterà in vigore fino al 16 settembre. Come lo scorso anno, inoltre, in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. A darne comunicazione è Coldiretti ImpresaPesca.

Questo blocco va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno – un numero troppo esiguo, che rende l’attività di pesca non più sostenibile (soprattutto se si considera l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni).

(Leggi anche: L’orrore che non ti aspetti negli allevamenti intensivi di pesce)

La situazione quest’anno è particolarmente difficile – denuncia Coldiretti. – Alle problematiche strutturali del settore si aggiungono quelle causate dalla pandemia con un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, senza dimenticare l’aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Se si considerano anche gli effetti combinati del surriscaldamento i cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante, il risultato è la perdita nello spazio di un trentennio del 33% delle imprese e di 18.000 posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni.

L’auspicio è che dal 2022 si possa partire con il nuovo FEAMPA (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura) con positive novità per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto sia delle esigenze di riproduzione delle specie di maggiore bersaglio e delle esigenze economiche delle marineri. 

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Fonte: Coldiretti

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