Senza turisti, la Terra si ripopola di animali selvatici (anche rari)

La natura dimostra di sapersi riprendere in fretta dai continui insulti del genere umano: senza turismo, le specie selvatiche sono aumentate.

Voli cancellati, navi da crociera ferme e vacanze rimandate a data da destinarsi hanno provocato perdite economiche importanti nel settore del turismo ma hanno anche portato a qualche vantaggio per il Pianeta.

In diverse zone del mondo, infatti, si sono registrate significative riduzioni delle emissioni di carbonio e un importante ripopolamento da parte della fauna selvatica terrestre e marina. (Leggi anche: Il coronavirus ha fatto crollare le emissioni globali di CO2 del 17%, riportandole ai livelli del 2006)

Numerose specie che di solito restano nascoste perché disturbate dalla nostra presenza, sono “uscite allo scoperto” soprattutto in quelle aree molto frequentate da turisti. In Thailandia, ad esempio, le tartarughe liuto – specie a rischio estinzione – sono tornate a deporre uova sulla spiaggia di Phuket, generalmente assalita da visitatori. La Dermochelys coriacea è la tartaruga più grande del mondo e preferisce nidificare in isolamento.

La riduzione del traffico marino e la conseguente diminuzione del rumore, ha poi consentito alle balene di varie aree del mondo comunicare tra loro in modo più efficiente. I biologi marini quest’anno hanno registrato canti delle balene mai ascoltati prima, probabilmente perché coperti dal frastuono delle navi.

Nelle acque del Kenya, invece, sembra si sia registrato un incremento delle stelle marine, generalmente vittime di turisti che le estraggono dall’acqua per scattarsi selfie, provocandone la morte in pochi minuti. (Leggi anche: Non tutti lo sanno, ma alle stelle marine bastano pochi secondi fuori dall’acqua per morire)

Sono aumentate anche le popolazioni di molte specie di pesci, tra cui il pesce pagliaccio, il pesce imperatore e il velenosissimo pesce pietra.

Secondo gli esperti, si tratta di un messaggio molto chiaro: la natura sa riprendersi rapidamente dai continui danni inflitti dagli esseri umani. Questo però non significa che dovremmo rimanere chiusi per sempre in casa e smettere di viaggiare, ma che dovremmo iniziare a farlo in modo responsabile e avere rispetto e cura per l’ambiente e per gli animali che abitano sul Pianeta.

Quando l’emergenza coronavirus sarà risolta, potremmo valutare di cambiare il nostro modo di viaggiare. Ad esempio, potremmo optare vacanze sostenibili e, anziché effettuare molti viaggi brevi durante l’anno, organizzarci per lunghi soggiorni occasionali. Questo ridurrebbe in modo importante le emissioni legate agli spostamenti e ci consentirebbe di conoscere davvero il luogo che decidiamo di visitare. Entrare davvero in contatto con il paese che ci ospita, potrebbe incentivarci di più a preservarne la natura.

Fonti di riferimento: The New York Times/Malindi Kenya

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