Biologi, scienziati e popolazioni locali si stanno mobilitano in Chiapas per salvare dal collasso la Selva Lacandona, uno dei più grandi polmoni verdi del Messico. La foresta, infatti, dalla fine degli anni '70 ad oggi ha perso il 70% della sua estensione.
Biologi, scienziati e popolazioni locali si stanno mobilitano in Chiapas per salvare dal collasso la Selva Lacandona, uno dei più grandi polmoni verdi del Messico. La foresta, infatti, dalla fine degli anni ’70 ad oggi ha perso il 70% della sua estensione.
La Selva Lacandona è un vero e proprio patrimonio di biodiversità. Si stima che in un solo ettaro di questa foresta si trovino 250 alberi diversi che ospitano più di 3.200 specie animali. Dozzine di orchidee e centinaia o migliaia di insetti possono coesistere in ciascuno di questi alberi. Ma tutto questo è ora seriamente a rischio.
Sembra infatti che la foresta si sia fortemente ridotta negli ultimi 50 anni a causa di cacciatori, bracconieri, invasori illegali e saccheggiatori di terra. Le ultime spedizioni, effettuate da biologici e scienziati a partire dall’Estación Chajul (base operativa degli esperti) con lo scopo di monitorare la situazione di flora e fauna nella selva, hanno registrato (anche attraverso l’uso di trappole fotografiche) la pesante situazione degli animali della foresta.
E’ stato trovato ad esempio il corpo di un giaguaro decapitato e con gli artigli recisi e purtroppo non si tratta di un caso isolato dato che in paesi come la Cina, la testa e gli artigli di questo animale sono venduti a caro prezzo come ornamenti esotici.
E’ soprattutto di notte che la maggior parte delle invasioni si verificano nel territorio protetto dalla Riserva della Biosfera dei Montes Azules. Si stima che ci siano almeno nove insediamenti irregolari all’interno. Un insediamento illegale di sette famiglie può significare la distruzione di un tratto di foresta fino a 500 ettari. Tra il 2000 e il 2016, la perdita di copertura arborea nella riserva è stata di 18.000 ettari mentre nel resto della giungla, in aree non protette, supera i 100.000. Ciò significa che sono andati perduti più di 300 milioni di alberi in 16 anni o più di 18 milioni all’anno.
Una parte della squadra di esperti che doveva monitorare l’area verde, ha percorso dei tratti in aereo con lo scopo di osservare dall’alto l’avanzamento della deforestazione ma non è stato possibile scattare foto a causa del fumo causato dagli incendi (che anche in questo caso, come avviene in altre parti del mondo, sono appiccati con lo scopo di eliminare parti di giungla per creare terreno adatto all’agricoltura o ad altri scopi commerciali).
Il 1 ° settembre, le autorità della Selva Lacandona hanno scritto una lettera indirizzata ai ministri dell’Ambiente e delle risorse naturali, Sviluppo agrario territoriale e urbano e ai massimi vertici della Guardia Nazionale e della Procura Generale rivendicando:
“lo sfratto degli invasori dalla proprietà nota come El Correlón, dove c’è una pista di atterraggio clandestina e dove questi invasori hanno causato, in aprile , un incendio nella nostra giungla di oltre 200 ettari nel cuore della Riserva della Biosfera dei Montes Azules”.
Anche i Lacandòn (popolo indio discendente dai Maya che vive nella Selva), che storicamente protegge la conservazione e la biodiversità del territorio, ha inviato una lettera al presidente López Obrador in cui si legge:
“Non siamo d’accordo e non sosterremo l’invasione della Riserva della Biosfera dei Montes Azules in quanto è l’unico importante regolatore del clima nel nostro paese e nel mondo”
Nel 1979 tutto quello che si poteva trovare nella Selva era giungla, ora invece le immagini satellitari mostrano uno scenario completamente cambiato, una vera e propria devastazione che riguarda soprattutto il lato del Marqués de Comillas. Prima arrivare in queste zone era possibile solo con piccoli aerei, oggi invece esiste una strada interna e la sua costruzione è stato l’inizio della fine per questa foresta.
Secondo un rapporto pubblicato da Natura y Ecosistemas Mexicanos AC:
“questa foresta tropicale che aveva un’estensione originale di circa un milione e ottocentomila ettari ha ridotto la sua superficie boschiva totale del 32% entro il 1982”.
Attualmente, il danno ammonta a due terzi del territorio originale. Tuttavia ancora:
“rimane l’habitat di una grande varietà di flora e fauna selvatiche del Messico […]. Nella giungla del Chiapas sono state registrate 800 specie di farfalle diurne, il 24% dei mammiferi e il 44% degli uccelli in tutto il paese”
Sebbene la legislazione ambientale non abbia smesso di rafforzarsi dal 1978, i quadri normativi attuali non sono sufficienti a prevenire la distruzione degli ecosistemi. Da quando, appunto negli anni ’70, la Selva di Lacandona è stata inserita nel programma di protezione delle foreste, il 70% di essa è andata perduta e ciò ovviamente è molto grave.
Nel corso della sua storia, la foresta pluviale messicana ha subito continue pressioni e sfruttamenti vari da parte di: programmi di estrazione, sviluppo agrario, bracconieri e cacciatori, invasioni illegali, costruzione di strade, assedio di gruppi criminali e mala politica.
Il più acerrimo nemico della conservazione di questo polmone verde rimane sempre e comunque l’uomo e la sua mania di fare profitto!
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Francesca Biagioli