Falso allarme. I ghiacchiai dell'Himalaya non si scioglieranno entro il 2035. A correggere l'errore è stata lo stesso Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), la Commissione intergovernativa dell'Onu sul clima, che nel 2007 aveva dato il tragico annuncio, e proprio quell'anno insieme ad Al Gore aveva vinto il Nobel.
Falso allarme. I non si scioglieranno entro il 2035. A correggere l’errore è stata lo stesso Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), la Commissione intergovernativa dell’Onu sul clima, che nel 2007 aveva dato il tragico annuncio, e proprio quell’anno insieme ad aveva vinto il Nobel.
Proprio due anni fa, infatti, un rapporto (l’AR4) aveva messo in allarme il mondo scientifico e non solo, prevedendo lo scioglimento dei ghiacciai entro il 2035. Niente di più falso, secondo la maggior parte. Due anni di discussioni, di polemiche e di studi hanno dimostrato che le valutazioni svolte dall’Ipcc si erano rivelate errate.
A quanto pare, all’origine dell’errore ci sarebbe un’intervista risalente al 1999 di un glaciologo indiano, Syed Hasnain, pubblicata sulla rivista New Scientist. Successivamente ripresa dal WWF nel 2005, venne citata nel 2007 dalla relazione dell’Ipcc: “I ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo, il rischio della loro scomparsa entro l’anno 2035 è più alto“.
Ma molti scienziati, tra cui Georg Kaser, professore dell’Università di Innsbruck, hanno totalmente bocciato la previsione: “è così sbagliato che non vale nemmeno la pena di discuterne“. O ancora Jeffrey Kargel dell’Università dell’Arizona ha spiegato che “se il ghiacciaio è spesso 2-300 metri e in alcuni punti anche oltre 400 e dici che il ghiacciaio si scioglie alla velocità di un metro l’anno, o anche dici che può raddoppiare a 2 metri l’anno, non puoi arrivare a eliminare 200 metri di ghiacciaio in un quarto di secolo“.
Ecco dimostrato l’errore. Il Vice presidente dell’Iccp, Jean-Pascal van Ypersele, ha ammesso lo sbaglio, ma ha anche replicato vivacemente alle accuse. “Io non vedo come un errore in un rapporto di 3 mila pagine possa danneggiare la credibilità dell’intera relazione“. E ha aggiunto: “Alcune persone cercano di usarlo per danneggiare la credibilità del Ipcc, ma se siamo in grado di scoprire, spiegare e modificare l’errore, la credibilità dell’Ipcc ne esce rafforzata, mostrando che siamo pronti a imparare dai nostri errori“.
Nonostante la previsione errata dell’Iccp, resta comunque fermo che lo scioglimento dei ghiacciai rimane un problema da non sottovalutare e sulla quale intervenire con azioni concrete per limitare il più possibile gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Francesca Mancuso