Fino al 2024 in Sardegna sarà vietato pescare ricci di mare per legge. L'obiettivo è tutelare questi organismi marini a rischio estinzione
I ricci di mare che vivono nelle acque della Sardegna sono richiestissimi da parte di alberghi, ristoranti e turisti e rischiano seriamente l’estinzione. Per evitare il peggio la Regione ha deciso di correre ai ripari, fermando per legge la pesca di questi organismi marini, a partire dalla prossima stagione e fino al 2024.
Nel mare territoriale della Sardegna, a decorrere dal sessantesimo giorno successivo all’entrata in vigore della presente legge, – si legge nel testo dell’emendamento – è vietato il prelievo, la raccolta, la detenzione, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi, per un periodo di tre anni e comunque fino alla data del 30 aprile 2024.
Una misura necessaria che permetterà ai ricci di mare di ripopolarsi
Una decisione che finalmente darà un po’ di tregua ai ricci di mare, messi sempre più in pericolo dalla pesca indiscriminata.
Il motivo di questa misura drastica risiede appunto “nel rischio di estinzione della risorsa, considerato il massiccio prelievo nell’ultimo decennio”. Per i pescatori, invece, saranno previsto degli indennizzi: 600mila euro a partire da subito e 1,2 milioni per gli anni 2022 e 2023.
È una proposta condivisa con il sistema dei pescatori professionisti che prima di tutti gli altri hanno avvertito il rischio di estinzione della specie – ha commentato il consigliere regionale Francesco Mura, che ha presentato la proposta – La proposta di legge viene sostanzialmente inserita nella PL284 (la cosiddetta “legge omnibus”), avendo così effetto immediato. I pescatori professionisti verranno coinvolti nella pulizia dei fondali e la Sardegna avrà un mare più pulito e avrà salvato una speciale in fortissima difficoltà.
Si tratta di una scelta di buon senso (da cui altre Regioni dovrebbero prendere ispirazione!) che, ci auguriamo, possa favorire il ripopolamento della specie.
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Fonti: Consiglio regionale della Sardegna/AGI
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