Lo splendido santuario delle farfalle del Texas rischia di essere raso al suolo per far posto al muro tra Usa e Messico, fortemente voluto dall'amministrazione Trump
Lo splendido santuario delle farfalle del Texas rischia di essere raso al suolo per far posto al muro tra Usa e Messico, fortemente voluto dall’amministrazione Trump.
La scorsa settimana, il tribunale supremo degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che consentirà all’amministrazione Trump di derogare a 28 leggi federali, tra cui l’Endangered Species Act e il Clean Air Act, e iniziare la costruzione di 55 nuovi km di muro.
Un luogo da sogno, un vero e proprio paradiso, popolato da centinaia di specie di farfalle potrebbe essere cancellato già a febbraio. Il National Butterfly Center sorge a Mission, in Texas, dov’è stato creato nel 2003. Qui dal 1990 si lavora al cosiddetto “muro della vergogna“, altrimenti noto come barriera di separazione tra Stati Uniti d’America e Messico. Il suo obiettivo è quello di impedire agli immigranti illegali di valicare il confine statunitense. Un’opera che sta facendo molto discutere. Adesso lo farà ancora di più.
Trump può costruire il muro di confine sia sulla terra privata che su quella pubblica visto che dal 2005 il Dipartimento della Sicurezza Nazionale ha il potere di rinunciare a numerose leggi ambientali in nome della sicurezza nazionale.
Al National Butterfly Center di Mission vivono oltre 200 specie di farfalle. I visitatori possono riuscire ad ammirarne oltre 60 varietà. In primavera e in autunno, le monarca, a rischio estinzione, e altre specie invadono ogni angolo del parco, che si spinge fino alle sponde del Rio Grande, dove finisce la proprietà e la sovranità degli Stati Uniti.
“Quando cammini, devi coprirti la bocca per evitare di non mangiare una farfalla” dice la direttrice del Centro, Marianna Wright per far capire quanto siano numerose. Si tratta infatti del più vario santuario di farfalle nel paese.
Con la costruzione del muro in programma già a febbraio, si teme chen esso non solo distruggerà il loro habitat ma anche l’ecoturismo.
“I muri di confine sono condanne a morte per la fauna selvatica e gli esseri umani allo stesso modo”, ha detto Amanda Munro del Southwest Environmental Center, un’organizzazione che lavora per ripristinare e proteggere la fauna selvatica e gli habitat nativi. “Impediscono agli animali selvatici di accedere al cibo, all’acqua e ai compagni di cui hanno bisogno per sopravvivere. Indeboliscono la diversità genetica, frammentano l’habitat e intrappolano gli animali in alluvioni mortali. Allo stesso tempo, guidano i disperati richiedenti asilo a rischiare la vita nel deserto”.
Che tristezza…
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Francesca Mancuso