Europa, paradiso di foreste e di biodiversità. Il nostro continente infatti ospita alcuni dei boschi più ricchi di biodiversità della Terra. Merito della sua varietà climatica, che favorisce la crescita di numerose specie. Il 40% della superficie dell'Europa è coperta dai boschi. Un patrimonio a rischio. Cosa fare allora per tutelarle? A fornire una serie di soluzioni è stato uno studio italiano, condotto dal Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) e pubblicato su Nature
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Europa, paradiso di foreste e di biodiversità. Il nostro continente infatti ospita alcuni dei boschi più ricchi di biodiversità della Terra. Merito della sua varietà climatica, che favorisce la crescita di numerose specie. Il 40% della superficie dell’Europa è coperta dai boschi. Un patrimonio a rischio. Cosa fare allora per tutelarle? A fornire una serie di soluzioni è stato uno studio italiano, condotto dal Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e pubblicato su Nature.
Se nella parte più settentrionale, a dominare sono le foreste sempreverdi, ad esempio in Norvegia abeti e pini scandinavi, nell’area del Mediterraneo si trovano alberi come il leccio e il pino d’Aleppo resistenti al caldo e alla siccità. Boschi di faggi e querce ricoprono l’Europa orientale, e il pino mugo caratterizza la vegetazione arborea delle Alpi.
Tanta bellezza, ma dal futuro incerto. Le foreste europee, come quelle di tutto il mondo d’altronde, devono affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici: le più frequenti ondate di calore, la siccità e gli incendi stanno riducendo la loro salute e la produttività. Ma non sono da meno l’espansione urbana, l’inquinamento e l’espansione del trasporto.
Eppure la loro stessa presenza ci tutela dai rischi dell’inquinamento visto che gli alberi naturalmente assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera. Solo nel nostro continente, le foreste rimuovono circa il 9% delle emissioni di CO2 di origine antropica dall’aria.
Cinque sono le questioni fondamentali che i gestori delle foreste europei dovrebbero affrontare per il loro sviluppo sostenibile. Politiche e piani che dovranno tenere conto della capacità delle foreste di immagazzinare carbonio e del loro adattamento ai cambiamenti climatici. Alcune sono discutibili altre forse più concrete.
Specie di piante resilienti
La rigenerazione delle foreste utilizzate per il legname offre ai forestali di optare per alcune tipologie di alberi, ripiantando quelli che meglio resistono ai cambiamenti ambientali a lungo termine. La soluzione, secondo lo studio, è piantare specie che tollerano una grande varietà di climi, resistenti ai parassiti e alle malattie rispetto a quelle che soccombono facilmente se esposte a tali minacce.
I coltivatori di piante nei vivai e nei laboratori dovrebbero aumentare la diversità genetica e adottare misure per assicurare la qualità della pianta. Essi dovrebbero promuovere alcuni tratti, come la capacità di adattarsi a concentrazioni di CO2 più elevate, alle temperature più calde o ai periodi di stress idrico più lunghi. Infine, dovrebbero essere avviati dei programmi per la conservazione delle risorse genetiche, come quelli stabiliti per i pini mediterranei e il castagno europeo.
Promuovere lo stoccaggio del carbonio
Le autorità forestali, secondo l’analisi, dovrebbero avviare delle precise strategie colturali per promuovere le specie più resistenti ma con cicli di rotazione e della raccolta del legname più lunghi e necessari per promuovere lo stoccaggio del carbonio. L’obiettivo? Sfruttare al meglio la capacità naturale delle foreste di assorbire CO2. Il “sequestro” del carbonio dovrebbe però essere integrato nelle politiche dell’Ue sulla mitigazione, di cui fa parte anche cui il sistema di scambio delle emissioni, che attualmente considera solo la rigenerazione delle foreste. Inoltre, riguarda un maggiore impegno nell’utilizzo della biomassa forestale, incentivando i consumi di energia da fonti rinnovabili, sposando però lo sviluppo socio-economico del territorio.
Gestione dei problemi
Parassiti, venti e incendi stanno compromettendo la salute e la produttività dei boschi. Da qui la necessità di avviare dei piani per contrastare i parassiti e migliorare la salute delle foreste. Gli scienziati devono capire perché le malattie e i parassiti vari arrivano a mettere a repentaglio le foreste, studiando comunità forestali specifiche interessate da particolari agenti patogeni o da insetti. Per quanto riguarda la prevenzione degli incendi, i politici dovrebbero incentivare le pratiche che riducono l’accumulo di legna.
Utilizzare l’energia rinnovabile
La biomassa forestale attualmente copre il 60-80% del consumo totale di energia rinnovabile dell’Ue. Entro il 2020, l’Unione europea mira a fornire il 20% della sua energia da fonti rinnovabili. Ciò richiederebbe un raddoppio della biomassa. Ma attualmente, solo due terzi della crescita annuale viene raccolta e solo il 40% viene utilizzato per la bioenergia. Come fare a sfruttare le biomasse senza danneggiare i boschi? Secondo lo studio, i responsabili politici dovranno fornire incentivi per gli investimenti in tutta la catena di approvvigionamento per garantire che la produzione di bioenergia sia ecologicamente ed economicamente sostenibile.
Quantificare i reali benefici economici
I benefici legati alla presenza delle foreste come la protezione del suolo o la mitigazione dei cambiamenti climatici sono attualmente esclusi dal mercato. Eppure, per tutelare i boschi potrebbero essere attuate delle politiche che prevedano l’introduzione di pagamenti, per incoraggiare i proprietari privati a gestire le loro foreste in chiave sostenibile. Basti pensare che circa la metà sono in mano a privati.
Francesca Mancuso
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