Il Parco naturale regionale della Lessinia sarà ridotto di circa il 18% e il territorio naturale sottratto potrà essere utilizzato dai cacciatori
Il Parco della Lessinia perderà circa il 18% della sua estensione e i quasi 2000 ettari di terreno sottratti all’area protetta potranno essere destinati alla caccia.
La commissione politiche ambientali della Regione Veneto ha deciso di ridimensionare il Parco, per rispondere alle esigenze degli abitanti dei comuni limitrofi.
L’area sarà dunque ridotta da 10mila a 8mila ettari e il terreno sottratto potrà essere usato dai cacciatori, che non hanno accesso al Parco.
Il taglio del Parco è stato approvato a sorpresa lo scorso giovedì, nonostante le proteste dell’opposizione, che avevano chiesto più tempo per poter esaminare e approfondire meglio le perplessità emerse in seguito alle audizioni di allevatori, cacciatori e associazioni ambientaliste. La maggioranza ha invece preferito votare subito.
“Un voto immediato che dimostra che era tutto deciso, una grave scorrettezza nei confronti di tutti i soggetti chiamati in audizione”, ha commentato il democratico Andra Zanoni.
Ora il provvedimento passerà in commissione bilancio e programmazione, per un parere sulla fattibilità economica, dopodiché sarà necessaria una seconda votazione prima di arrivare in Consiglio Regionale, ma la sua approvazione è quasi scontata.
“Sarebbe la prima volta in Italia che si taglia un parco di ben 2.000 ettari solo per accontentare gli appetiti dei cacciatori e cementificatori.
Invito le associazioni che tutelano l’ambiente e i cittadini che amano la natura a mobilitarsi in fretta”, ha aggiunto Zanoni.
Secondo Zanoni la votazione è stata presa in tutta fretta “contro ogni regola e contro il buonsenso” per evitare che si spargesse la notizia, perché i veneti sono a favore dei parchi e, con tutta probabilità, si sarebbero opposti.
Tutto questo avviene in piena crisi climatica e a pochi giorni dall’appello delle Nazioni Unite, che hanno avvertito il mondo della necessità urgente di tutelare l’ambiente trasformando il 30% della superficie del Pianeta in area protette entro il 2030.
Per tutta risposta, anziché agire a protezione degli ecosistemi, si decide di ridurre di quasi il 20% un parco di grande valore naturalistico e ambientale.
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