Quali sono le piante più velenose del mondo? Saperle riconoscere può aiutare a prevenire seri rischi per la salute
Indice
Piante velenose, come riconoscerle? Attenzione alle specie tossiche durante la raccolta delle erbe spontanee. È necessario saper identificare ciò che potrebbe essere pericoloso raccogliere ogni volta che ci si avventura in campagna o tra i boschi.
Consultare un buon erbario potrebbe essere d’aiuto, ma nel dubbio è sempre consigliabile rivolgersi ad un esperto per il riconoscimento sicuro delle foglie, dei fiori o dei frutti raccolti.
Qual è la differenza tra piante tossiche e piante velenose
Molti spesso utilizzano i termini “piante tossiche” e “piante velenose” come sinonimi, ma c’è una differenza sostanziale tra i due, a cominciare dagli effetti:
Le piante tossiche contengono sostanze che, quando vengono consumate o entrate in contatto con la pelle, possono causare reazioni negative nel corpo. L’intossicazione può manifestarsi in varie forme, come irritazione cutanea, disturbi digestivi o reazioni allergiche. Le piante velenose, invece, possono causare gravi danni o addirittura la morte se ingerite a causa del veleno in esse contenute, sostanza pericolosa anche a basse dosi.
La principale differenza tra tossicità e velenosità è la quantità necessaria per causare danni. Mentre una pianta tossica può richiedere una grande quantità per mostrare effetti negativi, una pianta velenosa può causare danni con una piccola quantità.
Le piante tossiche, seppur sgradevoli, solitamente richiedono trattamenti meno intensivi, nel caso di esposizione a piante velenose, inveceil trattamento può essere più complesso e richiedere assistenza medica immediata.
L’edera velenosa, a differenza di quel che dice il nome, ad esempio è una pianta tossica: se entrata in contatto con la pelle, provoca prurito, arrossamento e vesciche.
Vi presentiamo dieci tra le piante considerate più velenose e pericolose.
Mancinella
La mancinella (Hippomane mancinella) è una pianta considerata tossica. Le sostanze contenute nei suoi rami, quando vengono spezzati, possono irritare gli occhi e la pelle. I suoi frutti sono velenosi e la loro ingestione può causare un forte gonfiore della gola, problemi respiratori e gastrointestinali. La tossina responsabile degli effetti negativi è denominata hippomane ed è presente in ogni parte della pianta, che è originaria della Florida, dei Caraibi e delle Bahamas, dell’America Centrale e Meridionale.
Stramonio comune
Lo stramonio comune (Datura stramonium), conosciuto anche come erba del diavolo, è una pianta dai caratteristici fiori bianchi a campana appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Si tratta di una pianta molto velenosa a causa dell’elevata concentrazione di alcaloidi presente soprattutto nei semi. Ha proprietà allucinogene. Se ingerita può provocare grave nausea, crampi, dolori addominali e portare alla morte.
Aconito napello
L’aconito napello (Aconitum napellus) è una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae con fiori che ricordano nella sommità un elmo antico ed è una delle piante più tossiche della flora italiana. È diffuso nelle Alpi. Il suo nome deriva dal greco ed ha proprio il significato di “pianta velenosa”. La sua pericolosità era conosciuta fin dall’antichità. Veniva utilizzata per avvelenare le lance. L’ingestione della pianta causa bruciore della bocca, vomito, diarrea, irregolarità della pressione e del battito cardiaco. Può portare al coma e talvolta alla morte.
Eupatorium rugosum
L’Eupatorium rugosum è una pianta originaria degli Stati Uniti. Fiorisce verso la fine dell’estate e può raggiungere un’altezza pari a un metro e mezzo. Contiene una quantità elevata di tremetolo, una sostanza altamente tossica, presente soprattutto nelle foglie e negli steli. Provoca tremori, crisi cardiaca e può causare la morte. Se ingerita dalle mucche al pascolo, può contaminare il loro latte. È velenoso sia per gli umani che per gli animali.
Tasso
Il tasso (Taxus baccata) è un albero sempreverde a crescita molto lenta che, proprio per questo, molto spesso si presenta più come arbusto, anche se, in condizioni ottimali può raggiungere i 15-20 metri di altezza. Si tratta di una pianta altamente velenosa, in particolar modo le sue bacche. Contiene alcaloidi cardiotossici, come la tassina. Ha effetto narcotico e paralizzante sull’uomo e su molti animali domestici. Può essere letale e provocare la morte improvvisa per paralisi cardiaca o respiratoria. Causa tremori, problemi respiratori, debolezza e problemi cardiaci. Ogni parte della pianta è tossica. Attenzione soprattutto a non ingerire bacche, foglie o semi. Molte di queste sostanze tossiche nelle giuste dosi vengono utilizzate come principi attivi di diversi prodotti chemioteripici. In Italia si trova soprattutto nelle zone montane, in particolar modo nella foresta Umbra del Gargano, sulle Alpi Apuane, sul Monte Capanne dell’Isola d’Elba, nelle montagne in provincia dell’Aquila e nell’area di Sos Nibberos in Sardegna
Ricino
Il ricino (Ricinus communis) è famoso per l’olio da esso ricavato, considerato una panacea per tutti i mali. L’olio di ricino non è pericoloso, ma lo sono i suoi semi. Essi infatti, quando vengono masticati, rilasciano una sostanza molto tossica, considerata uno dei più potenti veleni presenti in natura, e possono provocare la morte. (Leggi anche: 10 cibi che contengono sostanze velenose)
Belladonna
La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta altamente velenosa che ha una storia affascinante e pericolosa. Contiene atropina, scopolamina e altre sostanze tossiche che possono causare allucinazioni, paralisi e persino la morte se ingerite. In particolar modo le bacche di belladonna possono provocare il coma e la morte. Anche le sue foglie sono velenose. I sintomi di avvelenamento comprendono aridità della bocca e della fauci, vomito, sensibilità delle pupille alla luce, prurito, allucinazioni. In dosi infinitesimali è utilizzato in omeopatia per il trattamento di vari disturbi. Nonostante la sua tossicità, la belladonna ha avuto diversi usi nel corso della storia dalla medicina alla cosmetica (il succo della pianta in passato era usato per dilatare le pupille considerato un segno di bellezza dell’epoca – a qui anche il nome) e utilizzata anche come veleno vero e proprio(Leggi anche: Riconoscere le bacche autunnali spontanee 1: quelle tossiche o velenose)
Abro
L’abro (Abrus precatorius) è un arbusto della famiglia delle Fabacee, diffuso soprattutto nei paesi tropicali. Si caratterizza per la presenza di bacche di colore rosso, con delle estremità di colore scuro. La sua ingestione può provocare la morte. Sono sufficienti 3 microgrammi di abrina, la sostanza tossica in esso contenuta, nell’organismo per causare il decesso. L’abrina impedisce la sintesi delle proteine, uno dei più importanti compiti svolti dalle nostre cellule. Provoca disidratazione, nausea, malfunzionamento dei reni e del fegato, fino alla morte.
Cicuta
La cicuta maggiore (Conium maculatum) è una pianta erbacea della famiglia Apiaceae che può crescere fino a quasi 1.800 m di altezza. Si tratta di una pianta altamente velenosa, nota per aver causato la morte per avvelenamento di Socrate e ripetutamente citata nei libri di storia come veleno, ma anche, in bassisisime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici. La sua enorme tossicità è dovuta alla presenza nel suo interno di almeno cinque sostanze velenose, dette alcaloidi. I frutti verdi della cicuta contengono la più elevata concentrazione di veleno, che è però presente on tutta la pianta, anche in foglie, fusti, fiori e radici.
Oleandro
L’oleandro (Nerium oleander) è ritenuto una delle piante più velenose del mondo. Tutta la pianta è tossica per l’uomo e per ogni specie animale. L’ingestione provoca tachicardia, disturbi gastrici, disturbi del sistema nervoso centrale. La pianta contiene oleandrina e diversi alcaloidi tossici. L’ingestione di una sola foglia potrebbe causare la morte di un bambino. Di solito gli animali lo evitano per istinto.(Leggi anche: 10 piante velenose per i gatti)
Ti potrebbe interessare anche: