La produzione di olio d’oliva in Liguria è dimezzata da siccità e malattie

Non solo crisi climatica, ma anche parassiti minacciano le piantagioni. I produttori chiedono un’azione concreta per salvare le piante

Non solo crisi climatica, ma anche cascola e cecidomia minacciano le piantagioni. I produttori chiedono un’azione concreta per salvare le piante

Inizia la campagna di raccolta delle olive, con numeri leggermente in ripresa rispetto all’anno scorso ma ancora con forti differenze fra Nord e Sud del nostro paese. Secondo i dati di Confagricoltura, mentre il Sud sembra essere in ripresa rispetto al calo osservato lo scorso anno, il Nord presenta ancora forti perdite.

Secondo il report, la qualità delle nostre olive è buona, e gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe; tuttavia la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole. Veneto e Lombardia sono le regioni che più hanno sofferto le condizioni climatiche avverse e che hanno visto la loro produzione di olio d’oliva praticamente azzerata: le gelate hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%.

(Leggi anche: Allarme siccità in Sicilia: l’estate del 2021 è la più secca dell’ultimo decennio)

Tuttavia, è la Liguria la regione maggiormente colpita da calamità naturali che hanno addirittura dimezzato la produzione delle olive. Questo brusco calo della produzione sul territorio regionale è dovuto, oltre ad un’estate particolarmente calda e secca, alla presenza di un parassita chiamato cecidomia, che depone le sue uova all’interno delle foglie, danneggiando così l’intera pianta. Un altro fenomeno manifestatosi in regione è quello della caduta precoce delle olive prima che queste giungano a piena maturazione, già a partire dal mese di luglio (un fenomeno detto cascola).

Cosa succede nelle altre regioni

Nelle regioni del Centro e del Sud la situazione si presenta variegata a causa delle diverse disponibilità idriche e degli effetti del clima sulle produzioni. In Toscana si stima il 50% della produzione potenziale, mentre in Abruzzo si assisterà a un +10% rispetto ai dati dello scorso anno. Anche in Molise dati positivi, malgrado la siccità che quest’estate ha colpito la regione. In Puglia l’annata delle olive è stata molti buona, ma in alcune zone i costi di produzione sono stati più elevati per l’utilizzo dell’irrigazione di soccorso (resasi necessaria a causa della siccità). Cala invece la produzione in Campania (-30% rispetto all’anno scorso), Lazio (-25% della produzione, con datti concentrati in alcune zone maggiormente colpite dalla siccità), Marche e Sardegna.

Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – afferma Walter Placida, presidente Federazione Olio di Confagricoltura. – Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio.

La situazione nel mondo

L’Italia è attualmente il secondo produttore ed esportatore mondiale di olio d’oliva (al primo posto troviamo la Spagna). Il 50% del nostro export si rivolge a quattro paesi: in testa ci sono gli Stati Uniti con 30% del prodotto importato, seguono poi Germania, Giappone e Francia. Siamo anche il paese che consuma più olio, circa 13 litri all’anno pro capite. La produzione si concentra maggiormente in tre regioni: Puglia, Calabria e Sicilia. Su tutto il territorio nazionale, negli ultimi quattro anni, si è assistito a un calo medio del 55% della produzione di olio.

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Fonte: Confagricoltura

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