Mamma, mi si sono ristretti i pesci. La pesca intensiva e i cambiamenti climatici fanno diminuire le dimensioni dei pesci. Questo rende alcune specie più vulnerabili ai predatori. È questo l’allarme lanciato da uno studio pubblicato sulla rivista Royal Society Biology Letters dalla biologa marina Asta Audzijonyte, del Wealth from Oceans Flagship, afferente a uno dei più grandi enti di ricerca mondiali, l’australiana Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro).
“Tesoro, mi si sono ristretti i pesci”. La pesca intensiva e i cambiamenti climatici fanno diminuire le dimensioni dei pesci. Questo rende alcune specie più vulnerabili ai predatori. È questo l’allarme lanciato da uno studio pubblicato sulla rivista Royal Society Biology Letters dalla biologa marina Asta Audzijonyte, del Wealth from Oceans Flagship, afferente a uno dei più grandi enti di ricerca mondiali, l’australiana Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro).
“Abbiamo scoperto che la diminuzione delle dimensioni comporta un forte aumento della mortalità dei pesci a causa della predazione. Quando si pesca ci sono reti che selezionano i pesci più grandi e che crescono più velocemente. I pesci più piccoli riescono a fuggire e solo quelli di dimensioni maggiori si impigliano nelle reti“, spiega la dottoressa Audzijonyte.
Questa continua pressione sugli stock ittici sta comportando un’evoluzione dei pesci verso dimensioni sempre inferiori, come documentano i dati della pesca in Europa negli ultimi decenni. “Se i pesci maturano troppo tardi, si impigliano nelle reti senza che possano riprodursi, ecco perché c’è una pressione evolutiva che li porta a maturare prima“, continua la biologa. Fino ad ora, però, nessuno aveva studiato l’impatto della diminuzione delle dimensioni sulle interazioni tra pesci predatore e pesci preda nell’ecosistema marino.
Per capirlo, il team ha usato un gigantesco modello computerizzato, in grado di simulare l’interazione fra 56 gruppi di organismi, tra cui alghe, gamberetti, pesci e balene. I risultati hanno suggerito che in cinque specie analizzate la diminuzione delle dimensioni sarebbe stata di appena il 4% in più di 50 anni, ma il tasso di mortalità a causa della predazione sarebbe aumentato di una percentuale tra il 20 e il 50%. Questo significa che, indipendentemente dal tipo di pesca, anche una piccola riduzione delle dimensioni può comportare un forte aumento della predazione.
Anche il cambiamento climatico è destinato ad avere un effetto simile a quello della pesca intensiva sulle dimensioni dei pesci. “Quando la temperatura aumenta la quantità di ossigeno nell’acqua diminuisce e, di conseguenza, anche i pesci ricevono meno ossigeno. Questo significa che non possono crescere velocemente“, dice la ricercatrice, sottolineando la necessità di prendere in considerazione i nuovi dati per una gestione più sostenibile delle attività ittiche. Perché, conclude la Audzijonyte, “l‘impatto della pesca potrebbe essere molto più grande di quanto ci aspettassimo“.
Roberta Ragni
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