Perché le foreste europee si stanno “spostando” verso ovest?

Un inaspettato movimento delle piante forestali europee è stato scoperto da un team di 31 scienziati internazionali. Lo studio, che ha analizzato i dati su 2954 aree forestali in Europa, evidenzia i potenziali impatti della migrazione sulla biodiversità locale

La biodiversità delle foreste europee sta subendo una trasformazione silenziosa e inaspettata. O forse non più.

Uno studio pubblicato su Science, condotto da un team di 31 scienziati internazionali guidati da Pieter Sanczuk del Forest & Nature Lab dell’Università di Gent, ha rivelato che le piante delle foreste europee stanno migrando verso ovest, e non solo verso nord come ci si sarebbe aspettato a causa del cambiamento climatico.

Il lavoro, intitolato “Unexpected westward range shifts in European forest plants link to nitrogen deposition”, ha analizzato gli spostamenti delle piante forestali nel corso di diversi decenni, utilizzando dati provenienti da 2954 aree di vegetazione permanenti e semi-permanenti distribuite in cinque regioni biogeografiche europee: Atlantica, Alpina, Boreale, Continentale e Pannonica. Le prime misurazioni risalgono al 1933 e sono state affiancate da successive rilevazioni tra il 1987 e il 2017, con intervalli mediani di circa 39 anni tra una rilevazione e l’altra.

Come si è svolto lo studio

Per ottenere queste scoperte, i ricercatori hanno compilato una vasta banca dati di appezzamenti di vegetazione, situati in foreste che non sono mai state convertite ad altri usi dal XVIII secolo. Questi appezzamenti, distribuiti nelle principali regioni biogeografiche europee, sono stati monitorati nel tempo per valutare la presenza e l’abbondanza delle piante, concentrandosi in particolare su quelle alte meno di 1,3 metri. Le analisi non hanno incluso le piantagioni gestite intensivamente o aree che avevano subito grandi disturbi come il disboscamento.

I dati raccolti su questo vasto campione di vegetazione hanno mostrato un risultato inatteso: il 39% delle specie vegetali monitorate si stanno spostando verso ovest, mentre solo il 15% si sta dirigendo verso nord, come ci si sarebbe aspettati a causa del riscaldamento globale. Il principale responsabile di questo spostamento verso occidente è l’azoto atmosferico.

L’azoto come motore della migrazione delle piante

Gli alti livelli di azoto, provenienti principalmente dall’inquinamento generato da traffico, industrie e agricoltura, stanno cambiando profondamente la composizione delle foreste europee. Questo gas, che arriva sotto forma di piogge e polveri, agisce come un fertilizzante, favorendo la crescita di specie vegetali più tolleranti a tali condizioni, spesso a scapito di quelle più specializzate. Le piante amanti dell’azoto, come l’acetosella e le piantine di abete bianco, si stanno rapidamente espandendo verso ovest, dove l’inquinamento è maggiore, e competono aggressivamente con la vegetazione locale.

Pieter Sanczuk e il suo team evidenziano che «L’inquinamento da azoto, e non solo il cambiamento climatico, è il principale fattore dietro questi sorprendenti spostamenti. La deposizione di azoto consente una rapida diffusione di specie altamente competitive, che finiscono per insediarsi in aree con elevati livelli di azoto atmosferico a scapito delle specie vegetali specializzate».

Le conseguenze ecologiche della migrazione verso ovest

Le specie tolleranti all’azoto stanno soppiantando la vegetazione autoctona, con conseguenze potenzialmente devastanti per la biodiversità locale. Specie specializzate, che richiedono habitat con pochi nutrienti, rischiano di essere rimpiazzate da piante più generaliste e invasive.

Ingmar Staude, co-autore dello studio e ricercatore presso l’Università di Lipsia, ha spiegato: «Il cambiamento climatico è spesso indicato come il principale responsabile dei cambiamenti nell’areale delle specie vegetali, ma negli ultimi decenni abbiamo visto che la deposizione di azoto è la vera forza motrice. Questo solleva interrogativi su come gli ecosistemi possano adattarsi a temperature più alte se il cambiamento nella biodiversità è dominato da altri fattori ambientali, in particolare l’inquinamento atmosferico».

Le implicazioni a lungo termine

L’analisi delle aree di vegetazione condotta dai ricercatori è una delle più complete mai realizzate. Gli appezzamenti studiati non hanno subito grandi disturbi tra le rilevazioni iniziali e quelle successive, e i dati raccolti, rappresentano una risorsa inestimabile per comprendere i cambiamenti a lungo termine degli ecosistemi forestali europei. I risultati mostrano che le specie vegetali si stanno spostando ad una velocità media di 3,56 chilometri all’anno.

«Comprendere le interazioni tra cambiamento climatico e inquinamento da azoto è cruciale per i gestori del territorio e i decisori politici», affermano gli autori dello studio. «Solo attraverso una regolamentazione più rigida delle emissioni e una gestione intelligente delle foreste possiamo sperare di proteggere la biodiversità delle nostre foreste».

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