Polmone verde della Terra, addio: ogni 15 secondi scompare un’area di foresta pluviale estesa come 7 campi da calcio

Le foreste pluviali della Terra stanno soffrendo terribilmente, eppure sono delle valide alleate contro la crisi climatica. L'uomo le sta devastando in maniera scriteriata, con conseguenze deleterie per tutta l'umanità. In occasione del World Rainforest Day, che si celebra oggi, ricordiamo la straordinaria importanza del polmone verde del nostro Pianeta

Mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici, assorbono carbonio dall’atmosfera e ospitano oltre del 50 per cento di tutte le specie animali e vegetali del mondo. Sono le foreste tropicali, l’enorme polmone verde della Terra. La loro importanza per la salvaguardia della biodiversità e la nostra stessa vita è nota da tempo, ma – ahinoi – stiamo facendo ben poco per proteggerle.

Queste foreste – dall’Amazzonia a quella del Congo – stanno sparendo a vista d’occhio, a ritmi preoccupanti. Per renderci conto della portata del fenomeno basti pensare che ogni 15 secondi diciamo addio a un’area verde estesa quanto 7 campi da calcio.

Dietro questa devastazione, naturalmente, c’è la mano dell’uomo, che abbatte alberi per portare avanti il traffico illecito di legname, l’estrazione mineraria e far posto a coltivazioni di prodotti richiestissimi come la soia e ad allevamenti intensivi, che contribuiscono a far schizzare anche le emissioni inquinanti.

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Ancora preoccupanti  i livelli di deforestazione in Amazzonia, ma finalmente in calo

Tra le aree verdi più devastate del mondo spicca l’Amazzonia, si estende su una superficie di 6,5 milioni di km², attraversando ben nove Stati sudamericani. In questo hotspot di biodiversità vive il 10% dieci di tutte le piante e gli animali conosciuti, fra cui specie iconiche come il delfino di fiume del Rio delle Amazzoni, il giaguaro e il temuto boa constrictor.

La foresta pluviale più grande della Terra è ormai da anni vittima di uno sfruttamento folle e selvaggio delle sue risorse naturali, che spesso mette a rischio anche la sopravvivenza dei popoli indigeni.

Purtroppo l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro non ha fatto nulla per impedire la devastazione in quest’area preziosa per la Terra, anzi durante il suo governo i livelli di deforestazione nella foresta amazzonica sono schizzati alle stelle. Come riportato dai dati dell’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), già nel primo anno dal suo insediamento l’abbattimento di alberi ha avuto un’impennata del 34% rispetto al 2018, passando 7.536 km2 a 10.129 km2 andati distrutti.

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Nel 2022 si è assistito a un balzo del 75%: durante i primi 6 mesi dello scorso anno ben 3.988 km2 quadrati di foresta amazzonica sono scomparsi, praticamente una superficie dall’estensione di circa 3 volte quella di Roma.

deforestazione amazzonia

@Greenpeace Brasil

Ad aumentare non solo l’abbattimento di alberi. L’era di Bolsonaro sarà ricordata per il numero record di incendi, nella maggior parte dei casi appiccati illegalmente da allevatori e coltivatori.

Per fortuna, negli ultimi mesi il vento sta cambiando. A seguito dell’elezione del presidente Lula da Silva, la deforestazione in Amazzonia ha cominciato a rallentare. E a confermarlo sono i numeri dell’INPE: la distruzione della foresta pluviale è stata pari a circa 288 km2 quadrati nel mese di aprile, in netta diminuzione rispetto ai 1.026,35 kmdell’aprile del 2022.

È ancora presto per cantar vittoria per l’Amazzonia e i popoli che risiedono nella foresta, ma si tratta comunque della terza cifra più bassa registrata negli ultimi anni. Ricordiamo che il presidente brasiliano ha promesso di cancellare definitivamente la piaga della deforestazione in Amazzonia entro il 2030. Riuscirà in questa ambiziosa missione?

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Fonti: WWF/Greenpeace/INPE

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