Il lockdown non ferma la strage delle api italiane: sterminate in massa dai pesticidi

Gli apicoltori, in diverse zone d'Italia, segnalano una forte moria delle api a causa dei trattamenti con pesticidi che si eseguono sulle colture

E’ primavera e le api dovrebbero poter godere di questo periodo per le loro attività e invece, ancora una volta, stanno vivendo una preoccupante moria causata dai pesticidi.

Potremmo pensare che, un po’ come altri animali, anche le api stiano beneficiando del minor inquinamento dell’aria dovuto al lockdown, del cielo blu e del rifiorire della natura in primavera. E invece in Italia, da nord a sud, gli apicoltori assistono ancora una volta alla moria delle loro api.

I casi più recenti si sono verificati in Piemonte, Lombardia e Toscana. Dalla Calabria poi arriva il video denuncia di un apicoltore della provincia di Cosenza.

Nel video si sottolinea la presenza di atomizzatori che vengono utilizzati per trattamenti fitosanitari sui terreni, insomma per spargere pesticidi,  responsabili, come è ormai noto, della moria di api.

Purtroppo, come denunciano gli apicoltori, la cosa si ripete ogni anno in primavera quando si eseguono una serie di trattamenti sulle colture. Anche quest’anno, infatti, tutti i casi segnalati si trovano in zone dove ci sono piantagioni su cui si utilizzano pesticidi.

L’anno scorso due deputate, Sara Cunial e Silvia Benedetti, avevano sottoposto  il problema della moria di api da pesticidi al Ministro delle politiche agricole  ma evidentemente non è stato fatto abbastanza per mettere fine a questa situazione grave.

Da inizio aprile, segnala Aspromiele associato a Unaapi (Unione associazioni apicoltori italiani), sono state registrate numerose segnalazioni relative a spopolamenti, morie e perdita di bottinatrici.

Come scrivono in un comunicato:

“Le criticità maggiori le abbiamo riscontrate su noccioleto, dove in alcune zone dell’albese e del monregalese è stato utilizzato un insetticida in deroga per il trattamento dell’eriofide. Trattamento che poteva essere eseguito efficacemente anche con zolfo bagnabile, alcune organizzazioni e tecnici infatti lo hanno consigliato al posto dell’insetticida, ma forse non è bastato. Stiamo indagando grazie a chi ha esposto denuncia alle autorità veterinarie e raccolto campioni di api o porzioni di favo in apiario, la eventuale residualità di questa molecola insetticida concessa in deroga, l’abamectina”.

Ma ovviamente il problema è legato anche ad altri trattamenti effettuati ad esempio sul mais (con il mesurol), sul melo (insetticidi contro l’afide lanigero effettuati senza attendere la fine delle fioritura così come andrebbe fatto) e sulla colza (pochi giorni fa ad Asti sono stati spopolati 40 alveari in prossimità di coltivazioni di questo tipo).

Tutti i casi sono stati denunciati alle ATS di competenza e, quando possibile, sono stati prelevati campioni da analizzare, utili a capire cosa, o meglio, quale principio attivo abbia causato la moria di api.

Fonti di riferimento: Apilombardia / Aspromiele

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