Un nuovo studio condotto da un team giapponese ha scoperto dei microbi in grado di sopravvivere anche 100 milioni di anni in fondo al mare
Per decenni, gli scienziati hanno raccolto campioni di sedimenti antichi dal fondo del mare per comprendere meglio i climi passati, la tettonica delle placche e l’ecosistema marino più profondo. Ma ora un nuovo studio ha scoperto dei microbi in grado di sopravvivere anche 100 milioni di anni in fondo al mare.
In un nuovo studio pubblicato su Nature Communications, un team giapponese di ricercatori ha rivelato che, con il “cibo” giusto e in determinate condizioni di laboratorio, i microbi raccolti dai sedimenti di oltre 100 milioni di anni possono rianimarsi e moltiplicarsi, anche dopo essere rimasti dormienti mentre i grandi dinosauri si aggiravano per il pianeta.
Il team di ricerca alla base del nuovo studio è stato guidato dall’Agenzia giapponese per la scienza e tecnologia marina-terrestre (JAMSTEC). Gli scienzati hanno riunito gli antichi campioni di sedimenti raccolti 10 anni fa durante la spedizione 329, “South Pacific Gyre Subseafloor Life”, dell’Integrated Ocean Drilling Program nel Sud del Pacifico, la parte dell’oceano con la più bassa produttività e il minor numero di nutrienti disponibili per alimentare la rete alimentare marina.
“La nostra domanda principale era se la vita potesse esistere in un ambiente con una quantità di nutrienti così limitata o se questa fosse una zona senza vita”, ha detto l’autore principale del documento Yuki Morono, scienziato senior di JAMSTEC. “E volevamo sapere per quanto tempo i microbi potevano sostenere la loro vita in una quasi assenza di cibo”.
Sul fondo del mare, ci sono strati di sedimenti costituiti da detriti organici provenienti continuamente dalla superficie del mare, polvere e particelle trasportate dal vento e dalle correnti oceaniche. Piccole forme di vita come i microbi rimangono intrappolate in questo sedimento.
A bordo della nave da carico di ricerca JOIDES Resolution, il team ha perforato numerosi nuclei di sedimenti 100 metri sotto il fondo del mare e quasi 6.000 metri sotto la superficie dell’oceano. Gli scienziati hanno scoperto che l’ossigeno era presente in tutti i nuclei, suggerendo che se i sedimenti si accumulano lentamente sul fondo del mare ad una velocità non superiore a un metro o due ogni milione di anni, l’ossigeno penetrerà fino alle profondità. Tali condizioni rendono possibile la sopravvivenza dei microrganismi aerobici (quelli che richiedono ossigeno per sopravvivere) per milioni di anni.
Con procedure di laboratorio perfezionate, gli scienziati guidati da Morono hanno incubato i campioni ricreando le condizioni ottimali per la crescita dei microbi. I risultati hanno dimostrato che anziché rimanere fossilizzati e senza vita, quelli presenti nei sedimenti erano sopravvissuti ed erano addirittura capaci di crescere e moltiplicarsi.
“Sapevamo che c’era vita in profondo sedimento vicino ai continenti dove c’è molta materia organica sepolta”, ha detto il professore della Scuola di Oceanografia della URI Graduate School e coautore dello studio Steven D’Hondt. “Ma quello che abbiamo scoperto è che la vita si estende nell’oceano profondo e dal fondo del mare fino alla parte rocciosa sottostante.”
All’inizio gli scienziati erano scettici dei loro stessi risultati ma dopo una serie di controlli hanno scoperto che fino al 99,1% dei microbi nei sedimenti depositati 101,5 milioni di anni fa erano ancora vivi ed erano pronti a crescere.
Secondo Morono, la vita dei microbi nel sottosuolo è molto lenta quindi la loro velocità evolutiva lo è altrettanto.
“La cosa più eccitante di questo studio è che mostra che non ci sono limiti alla vita nei vecchi sedimenti degli oceani del mondo. Anche nei più antichi che abbiamo perforato, con la minima quantità di cibo, ci sono ancora organismi viventi e possono svegliarsi, crescere e moltiplicarsi” ha detto D’Hondt.
Fonti di riferimento: Jamstec, Nature
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