Realizzata la prima mappa delle specie di api di tutto il mondo

Gli scienziati hanno mappato la distribuzione di tutte le 20.000 specie di api sulla Terra. La mappa aiuterà a tutelarle

Esistono oltre 20.000 specie di api in tutto il mondo ma non esistevano dati precisi su come queste specie erano in grado di diffondersi sul pianeta. Almeno finora. Un gruppo di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze ha creato la prima mappa della “diversità” delle api.

Un documento che aiuterà nella conservazione degli insetti su cui facciamo affidamento per impollinare i nostri raccolti. Purtroppo, come ormai è noto da tempi, gli insetti impollinatori stanno subendo un drastico calo a causa della perdita di habitat e all’uso di pesticidi.

Ma come fare a sapere quali specie esistono, come stanno e dove vivono? Un lavoro immane quello condotto dagli scienziati cinesi in collaborazione coi colleghi di Singapore. Il team internazionale ha combinato la lista di controllo globale più completa delle specie di api conosciute con quasi 6 milioni di documenti pubblici aggiuntivi che indicano dove siano apparse le singole specie in tutto il mondo.

Dai risultati è emerso che ci sono più specie di api nell’emisfero settentrionale, dall’Europa al Nord America, che in quello meridionale ed esse sono presenti di più negli ambienti aridi e temperati che ai tropici.

“La gente pensa alle api solo come api mellifere, bombi e forse poche altre, ma ci sono più specie di api che di uccelli e mammiferi messi insieme”, ha detto l’autore senior John Ascher, assistente professore di scienze biologiche presso la National University di Singapore. “Gli Stati Uniti hanno di gran lunga la maggior parte delle specie di api, ma ci sono anche vaste aree del continente africano e del Medio Oriente che presentano alti livelli di diversità sconosciuta, più che nelle aree tropicali”.

Molte piante e animali seguono uno schema, noto come gradiente latitudinale, in cui la diversità aumenta verso i tropici e diminuisce verso i poli. Le api sono un’eccezione alla regola, avendo più specie concentrate verso i poli e meno vicino all’equatore, un modello noto come gradiente latitudinale bimodale. Secondo lo studio, inoltre, ci sono molte meno specie di api nelle foreste e nelle giungle che negli aridi ambienti desertici perché gli alberi tendono a fornire meno fonti di cibo agli insetti rispetto alle piante e ai fiori.

mappa api

© BBC

“Quando piove nel deserto, ci sono queste imprevedibili fioriture di massa che possono letteralmente tappezzare l’intera area”, spiega il primo autore Michael Orr, borsista post-dottorato presso l’Istituto di Zoologia dell’Accademia cinese delle scienze. “C’è un turnover molto più alto nel deserto a causa delle irregolari risorse anno dopo anno. Quindi c’è molto potenziale per nuove specie lì”.

Per creare le loro mappe, Ascher, Orr, Hughes e colleghi hanno confrontato i dati sulla presenza di singole specie di api con un’enorme lista di controllo di oltre 20.000 specie compilata dal dott. Ascher e accessibile online sul portale DiscoverLife.org. Il riferimento incrociato di più set di dati con una copertura complementare ha prodotto un quadro molto più chiaro di come le numerose specie di api siano distribuite in diverse aree geografiche.

Si tratta di un passo fondamentale nella valutazione della distribuzione e del potenziale declino delle popolazioni di insetti.

Sebbene alcuni di questi modelli fossero stati ipotizzati da ricerche precedenti, erano difficili da dimostrare a causa di dati inaccurati, incompleti o di difficile accesso. La “pulizia” di questi dati è stata un grosso ostacolo per i ricercatori.

mappa api2

© Current Biology

“Molte colture, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dipendono da specie di api autoctone, non da api da miele”, afferma Hughes. “Ci sono pochissimo dati al riguardo e fornire una base ragionevole è essenziale se vogliamo mantenere sia la biodiversità che i servizi che queste specie forniscono in futuro”.

Purtroppo le api rischiano l’estinzione, quasi il 90% della popolazione è scomparsa negli ultimi anni. Questa ricerca è il primo passo verso una comprensione più completa della loro diversità globale. Anche se resta ancora molto da imparare, il team spera che il loro lavoro aiuterà nella conservazione delle api come impollinatori globali.

Fonti di riferimento: Current Biology, ScienceDirect

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