L’approvazione della legge Ue sul ripristino della natura, che mira a proteggere la biodiversità e a recuperare gli ecosistemi del continente, è ancora in sospeso dopo che l’Ungheria all’ultimo momento ha fatto saltare il voto finale del Consiglio. La Nature Restoration Law resta dunque bloccata, mentre emerge da un nuovo rapporto che l’Ue stessa contribuisce alla distruzione degli ecosistemi planetari
L’accordo provvisorio sulla legge sul ripristino della natura fa ancora un buco nell’acqua. Dopo l’approvazione del Parlamento europeo, sarebbe stato fondamentale che il Consiglio confermasse l’impegno a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi europei, a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. Ma così non è stato.
Un voltafaccia dell’Ungheria dell’ultimo secondo, infatti, ha fatto saltare il voto finale del Consiglio sulla legge. Anche l’Italia ha continuato a votare no e ad essi, si sono poi associati i voti contrari e le astensioni di Svezia, Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio e Austria, che hanno messo nuovamente a rischio la NRL.
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Questa normativa che, secondo gli esperti, rappresenta l’atto legislativo più significativo in materia di natura nell’Unione europea dagli anni ‘90, fissa di fatto l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.
In gioco non c’è solo il recupero di ambienti naturali come foreste, fiumi e habitat marini – dicono dal WWF. In gioco ci sono la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, la difesa da inondazioni, incendi e desertificazione, la qualità dell’acqua e dell’aria. In altre parole, in gioco c’è la anche la sicurezza di tutti i cittadini europei. Per questo è preoccupante lo stallo in cui si trova ora il Consiglio dell’Unione Europea dopo il mancato raggiungimento della maggioranza qualificata degli Stati Membri, necessaria per adottare la NRL che rappresenta l’atto legislativo più significativo in materia di natura nell’Unione Europea dagli anni ’90.
Il voto del Consiglio, previsto per ieri lunedì 25 marzo, doveva essere una mera formalità e, invece, con le elezioni europee di giugno, rischia di andare definitivamente nel dimenticatoio almeno per questa legislatura.
Come l’Ue continua a finanziare la distruzione degli ecosistemi planetari
Altro che Restoration Law… dal 2015, anno dell’Accordo sul clima di Parigi, le banche europee hanno erogato circa 256 miliardi di euro a imprese che mettono a rischio le foreste e altri ecosistemi naturali fondamentali per la salvaguardia del clima del Pianeta.
È quanto emerge da un nuovo rapporto “EU bankrolling ecosystem destruction”, pubblicato oggi da Greenpeace International, Milieudefensie, Harvest, Global Witness e altre ONG, basato su dati compilati dall’organizzazione di ricerca indipendente Profundo.
Lo studio si concentra sulle istituzioni finanziarie con sede in Europa che, tramite crediti e investimenti, finanziano società leader in settori legati alla distruzione degli ecosistemi, come ad esempio quelli lattiero-caseario, della mangimistica o dei biocarburanti. I finanziamenti sono andati a società come JBS, Cargill, Sinar Mas e altri operatori con noti legami diretti o indiretti con recenti casi di deforestazione in Sud America e nel Sud-Est asiatico.
Secondo il rapporto, tra il 2016 e l’inizio del 2023, il 22,1% del credito globale e il 9,4% degli investimenti mondiali correnti nei settori che mettono a rischio gli ecosistemi del pianeta è riconducibile a istituzioni finanziarie dell’Unione Europea, comprese quelle italiane.
Focus Italia
In particolare, le istituzioni finanziarie con sede in Italia hanno fornito tra il 2016 e l’inizio del 2023 9,9 miliardi di euro in credito e 2,8 miliardi di dollari (pari a 2,6 miliardi di euro) in investimenti a importanti società che operano in settori che hanno un alto impatto sugli ecosistemi. Ciò rende il comparto finanziario italiano il quinto maggior fornitore di credito e il settimo maggior investitore in settori che mettono in pericolo gli ecosistemi, tra i Paesi dell’Ue.
UniCredit spicca come il principale finanziatore italiano di società legate alla distruzione degli ecosistemi, seguito da Intesa Sanpaolo.
Il Regolamento UE 2023/1115 per fermare l’importazione di prodotti e materie prime legate a deforestazione (EUropean Deforestation Regulation, EUDR), adottato nel maggio 2023, ha rappresentato un importante primo passo per ridurre l’impatto del consumo dell’Unione Europea, ma la legislazione attuale non contempla i flussi finanziari legati alla distruzione degli ecosistemi», dichiara Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia. La revisione prevista entro giugno 2025 rappresenta un’opportunità cruciale per colmare questa lacuna.
QUI il report completo.
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