Proprio così: la tecnologia alla quale gli esseri umani sono arrivati nel ventesimo secolo, è presente nel mondo animale da decine di migliaia di anni. E l'aspetto più curioso di tutta la faccenda, che di per sé è già molto interessante, sta nel fatto che la forza solare di questi insetti che tutti conosciamo, viene catturata... dall'abito.
Anche se il pieno della loro attività, per quest’anno, è passato, al prossimo arrivo della primavera guarderemo le vespe con un occhio diverso. Sapremo, infatti, che la loro attività è permessa in larga parte dall’energia solare.
Proprio così: la tecnologia alla quale gli esseri umani sono arrivati nel ventesimo secolo, è presente nel mondo animale da decine di migliaia di anni. E l’aspetto più curioso di tutta la faccenda, che di per sé è già molto interessante, sta nel fatto che la forza solare di questi insetti che tutti conosciamo, viene catturata… dall’abito.
Le famose strisce gialle e nere (che, poi, a ben guardare, sono marroni…) rappresentano, infatti, dei veri e propri micro pannelli solari, ovviamente naturali, che consentono alle vespe di compiere le proprie attività vitali con più vigore e meno fatica.
La notizia si deve a un gruppo di ricercatori dell’Università israeliana di Tel Aviv, i quali hanno recentemente scoperto come una particolare specie di questi insetti, le cosiddette “vespe orientali” (Vespa orientalis), caratteristiche del sud est europeo, del nord est africano e del sudest asiatico, possiedono sul proprio corpo delle vere e proprie “celle solari”.
Nel dettaglio, le vespe utilizzano, a mo’ di pannelli solari, due parti ben distinte – appunto, le “strisce” gialle e marroni – ben visibili sull’esoscheletro (o cuticola), il caratteristico carapace dalla composizione simile all’endoscheletro umano e animale, e che ha la funzione di proteggere le vespe dall’esterno.
In effetti, il “vestito” dai pigmenti a due colori è sempre stato visto come un segnale da utilizzare per allontanare i pericoli, oppure per far sapere agli altri animali che vi potesse essere contenuto del veleno.
Adesso, arriva la scoperta che non è solo così, ma si tratta di un “funzionamento a energia solare” del tutto naturale. Ciò è dovuto alla melanina (la stessa presente nella pelle umana) contenuta nelle parti marroni, e alla xantoperina racchiusa dalle “strisce” gialle. Insieme, melanina e xantoperina riescono a catturare il 99% delle radiazioni ultraviolette.
Questa particolare specie di vespe, è stato osservato dai ricercatori israeliani, vive in colonie costruite nell’immediato sottosuolo. Una larga parte della propria energia viene destinata alle operazioni di scavo e costruzione delle colonie, che si presentano costituite da ambienti esagonali, simili in tutto e per tutto agli alveari delle api. Il fatto che ha destato curiosità era il periodo di massima attività delle vespe orientali, molto più intensa in estate rispetto alla stagione invernale, e due volte più frenetica nelle ore intorno al mezzogiorno rispetto alla mattina e alla sera: il contrario, ad esempio, delle abitudini delle api e di altre specie di vespe. Insomma: più sole c’era, più queste vespe lavoravano.
Si è quindi studiato questo singolare comportamento; e il risultato, oltre alla clamorosa scoperta, è confermato dalle elevate temperature sopportate dalle vespe orientali (oltre 40 gradi) e da un sistema fisico di trasformazione del calore in elettricità, per mantenere bassa la temperatura corporea (e viceversa, sviluppare calore quando la temperatura esterna si abbassa) e convertire la forza solare in… forza lavoro.
Si dirà: sorprendenti miracoli della natura. E chissà che, un domani, questo principio non torni utile per la realizzazione di cellule solari più efficienti per noi, “poveri umani”.
Piergiorgio Pescarolo
Fonte: NextMe