Proprio non c'è pace per i trichechi in Alaska. Come se non bastasse lo scioglimento dei ghiacci artici a minarne l'habitat (abbiamo tutti ancora le immagini dei trichechi ammassati sulle rive per via della mancanza di ghiaccio), torna a prospettarsi la nefasta ipotesi delle trivellazioni della Shell a caccia dell'oro nero nel nord del pianeta.
Proprio non c’è pace per i trichechi in Alaska. Come se non bastasse lo scioglimento dei ghiacci artici a minarne l’habitat (abbiamo tutti ancora le ammassati sulle rive per via della mancanza di ghiaccio), torna a prospettarsi la nefasta ipotesi delle trivellazioni della Shell a caccia dell’oro nero nel nord del pianeta.
La compagnia petrolifera ci aveva già provato con le perlustrazioni esplorative nel 2012 e poi fatto dietrofront a seguito degli incidenti avvenuti, e ci piace pensare anche per via delle massicce proteste portate avanti da Greenpeace in primis. Shell aveva giustificato l’abbandono dei piani di trivellazione con una mancanza di convenienza economica, ma eccola che torna a farsi sotto. La compagnia ha ottenuto, infatti, i documenti dal Bureau of Ocean Energy Management per riprendere la perforazione a nord dell’Alaska nel Mare di Chukchi. Obiettivo della Shell è di perforare nell’arco di diversi anni sei pozzi approfittando del ritiro dei ghiacci che si alterna durante l’anno e massimizzare così le estrazioni.
La brutta notizia per i trichechi consiste nel fatto che i luoghi previsti per le perforazioni si trovano lungo le aree di spostamento dei branchi e nelle zone che fungono da riposo, riproduzione e alimentazione.
Nell’immagine messa a disposizione online dall’US Geological Survey, autore dello studio in questione, si può capire la relazione tra i progetti di Shell e la vita dei trichechi. Le linee gialle mostrano i movimenti di un gruppo di trichechi nel mese di luglio 2013 e le X rosse gli individui dotati di dispositivi radio messi dai ricercatori. Il contorno verde indica le posizioni individuate per le perforazioni petrolifere amministrate dalla Federal Bureau of Ocean Energy Management e vi sono comprese anche quelle che la Shell sta valutando.
L’Alaska è un luogo non solo ricco di risorse, ma soprattutto ricco di biodiversità e questi pozzi andrebbero ad intaccare delle aree importantissime come appunto il Mare di Chukchi che dal punto di vista biologico sono luoghi dove il ghiaccio marino artico tende a restare stabile più a lungo rispetto alle altre zone. Qui sono tutt’ora in corso delle indagini multidisciplinari che studiano da diversi approcci scientifici la vita biologica, le interazione chimico fisiche e la fauna presente, come per esempio i banchi di pesci.
“I banchi di pesci e l’integrità dell’area sono vitali per garantire l’habitat dei trichechi, considerando anche che il cambiamento climatico sta minando i ghiacci artici,” ha detto Margaret Williams, direttore per il World Wildlife Fund dei programmi sull’Artico “I rischi per i trichechi (e ovviamente delle altre forme di vita marine) sono da correlare con i disturbi causati dal traffico navale e la ricaduta da fuoriuscite di petrolio. Il contenimento e la pulizia da idrocarburi è particolarmente impegnativa in acque ghiacciate senza contare che la stazione della Guardia Costiera più vicina è nello stato di Kodiak, ovvero distante dalle aree interessate alle perforazioni. E ‘un posto incredibile, pieno di vita, con una ricca catena alimentare”, dichiara la Willaims. “Se il petrolio e le perforazioni per il gas vanno avanti, si teme un potenziale disastro ambientale.”
La loro corsa continua e la natura (e tutti noi) rischiamo di pagare a caro prezzo la loro avidità.
Cristiana Priore
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