Dopo il tonno rosso, la Cites da Doha nega la tutela ad un altro abitante del mare a rischio di estinzione. Questa volta a farne le spese sarà lo squalo smeriglio la cui protezione è stata ritirata è proprio il caso di dire con un colpo di coda.
Dopo il tonno rosso, la Cites da Doha nega la tutela ad un altro abitante del mare a rischio di estinzione. Questa volta a farne le spese sarà lo squalo smeriglio la cui protezione è stata ritirata è proprio il caso di dire “con un colpo di coda”.
Tale specie, che vive nelle acque temperate, è diminuita dell’80% negli ultimi anni. Lo squalo smeriglio, in un primo momento, era stato l’unico ad essere stato ammesso al controllo della Cites, fra le quattro specie commerciali di squalo prese in esame: lo squalo martello smerlato, lo squalo oceanico e lo spinarolo.
Ma vediamo cosa è successo. Inizialmente, Ue e Stati Uniti avevano avanzato la proposta di inserire questa specie di squali nell’Annesso II della Cites, ossia all’interno dell’articolo che consente il commercio internazionale di tale animale, previa autorizzazione scritta che ciò non arrechi un danno alla specie. In un primo momento, con 86 voti favorevoli e 42 contrari, appena due giorni fa, i rappresentati degli Stati, riuniti a Doha, avevano deciso per l’inclusione. Ma la gioia degli ambientalisti è durata poco.
Un colpo di scena ha capovolto la situazione, revocando la decisione iniziale che riguardava la tutela del “Lamna nasus”. A poche ore dalla fine dei lavori, un voto a scrutinio segreto ha di fatto messo fine alla questione, decretando così che lo squalo smeriglio non è considerato a rischio.
A far pendere la bilancia a sfavore dello squalo sono stati principalmente il Giappone e la Cina, seguiti da Singapore e dalla stragrande maggioranza dei Paesi asiatici, che durante la conferenza di Doha si sono opposti tenacemente al blocco del mercato di queste carni, auspicato dalla Cites.
La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, qualche giorno fa, aveva ottenuto un successo, limitando il commercio dell’avorio di Zambia e Tanzania. Gli elefanti hanno potuto così tirare un sospiro di sollievo. Ma agli abitanti del mare non è andata altrettanto bene.
Le associazioni ambientaliste, presenti a Doha, hanno denunciato “una aggressiva e attenta politica di lobby” da parte del Giappone che è riuscito quais a imporre le proprie idee sugli animali marini. Heike Zidowitz, rappresentante della Delegazione di Shark Alliance, ha dichiarato: “La decisone sullo smeriglio è assolutamente deplorevole così come il rifiuto di adottare misure di protezione per altre specie di squali in pericolo. Questo fallimento colpisce alcune delle specie marine più vulnerabili e maggiormente sfruttate, minacciate dalla pressione del commercio internazionale e non regolamentato“.
Un anno nefasto per le specie marine, e pensare che è proprio l’Anno della biodiversità.
Francesca Mancuso