L'ondata di caldo senza precedenti sta distruggendo la Sicilia, facendo morire le piante e 'cuocendo' gli animali
L’ondata di caldo senza precedenti, unita agli incendi delle scorse settimane, stanno distruggendo la Sicilia, facendo morire le piante e ‘cuocendo’ gli animali.
Floridia (Sicilia) è un paese di fuoco: nei giorni scorsi ha infatti fatto registrare le temperature più alte della storia recente di tutto il continente, offrendo all’Italia e al bacino mediterraneo un’anticipazione dei possibili, disastrosi effetti del cambiamento climatico. I quasi 49°C raggiunti la scorsa settimana hanno battuto la precedente temperatura record registrata ad Atene.
Tutto questo calore ha allontanato le persone dalle vie e dalle piazze, dando un’aura spettrale e apocalittica al paese. Ma non solo: piante e frutti sono andati completamente bruciati (i tipici limoni sono diventati una poltiglia secca e inutilizzabile), e alcuni animali – come le lumache – si sono letteralmente ‘cotte’ all’interno dei loro gusci.
Oltre all’ondata di caldo proveniente dal Nord-Africa, anche gli incendi che hanno distrutto la vegetazione dell’isola in queste settimane hanno contribuito a questo esagerato aumento delle temperature – inedito per chi vive a Floridia, dove si sono verificati ripetuti blackout a causa di un consumo eccessivo di corrente elettrica per alimentare gli impianti di condizionamento dell’aria.
(Leggi anche: Ragusa, caldo record fa strage di rondoni. Oltre 700 caduti dagli alberi collassati, servono volontari per salvarli)
È una vera e propria emergenza, e i danni sono incalcolabili – soprattutto perché queste temperature così alte imperversano da settimane e non accennano a dare tregua alla terra e agli animali: infatti, se il picco di calore si limitasse a uno o due giorni, il problema sarebbe più che risolvibile. Purtroppo però non c’è un giorno di tregua dalla calura infernale.
Le lumache, in particolare, vengono allevate nel piccolo comune e nelle campagne circostanti come ingrediente prelibato e i loro allevatori non sono riuscite a salvarle in nessun modo – né mettendole al riparo all’interno di contenitori in terracotta né ospitandole all’interno delle serre, perché la parte del loro corpo a contatto con la terra si è completamente bruciata. Neanche quelle che sono riuscite a scavarsi un passaggio sotto il terreno umido sono riuscite a salvarsi, secondo gli allevatori, perché la temperatura del suolo è troppo alta.
Gli agricoltori della zona sperano che questi episodi estremi possano essere un campanello d’allarme e denunciano: il settore è alla base dell’economia nazionale ed europea, e sta morendo per il troppo caldo. Purtroppo però il senso di urgenza e di bisogno di un territorio che soffre sembra scemare con l’allontanamento del forte calore: il weekend appena trascorso è stato, come ogni weekend di Ferragosto, all’insegna dei bagni al mare, delle feste all’aperto e delle vacanze con gli amici – nessuno è sembrato preoccuparsi dell’emergenza caldo in atto.
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Fonte: New York Times
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