La “lista nera” dei 6 Paesi che si sono rifiutati di firmare l’impegno dei leader mondiali per la biodiversità

L'Australia ha fatto sapere di non aver firmato, come Stati Uniti, Brasile, Cina, Russia, India, l'impegno dei leader per la biodiversità

64 paesi hanno già deciso di impegnarsi ad invertire la rotta, Italia compresa, con il nostro ministro Costa. Ma 6 non hanno firmato. E hanno tutte gravissime problematiche legate alla perdita di biodiversità, tra incendi, disboscamento e inquinamento

Come è ormai tristemente noto, la biodiversità del nostro pianeta è seriamente a rischio. 64 paesi hanno già deciso di impegnarsi ad invertire la rotta e proteggere il grande patrimonio della terra. L’Australia però si è rifiutata di firmare l’impegno dei leader mondiali per la biodiversità, unendosi così a Stati Uniti, Cina, Brasile, India e Russia che già avevano preso la stessa posizione. Sono quindi 6 le nazioni che non si sono volute impegnare, tutte con gravissime problematiche legate alla perdita di biodiversità, tra incendi, disboscamento e inquinamento.

Il primo ministro australiano Scott Morrison ha fatto sapere di essersi rifiutato di firmare l’impegno globale dei leader mondiali per la biodiversità “Leaders’ Pledge for Nature“, poiché il piano in 10 punti richiede impegni considerati incoerenti con la politica del suo governo.

I leader di Francia, Germania, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda sono solo alcuni dei firmatari di un impegno congiunto tra i maggiori esponenti dei governi di tutto il mondo in favore della natura, lanciato lunedì prima di un importante vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

Anche l’Italia è presente tra i 64 paesi che hanno aderito al patto.

https://www.youtube.com/watch?v=Got-agMlep0

Tutti i leader firmatari si sono impegnati a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. L’impegno promette uno sforzo globale più forte per ridurre la deforestazione, fermare le pratiche di pesca non sostenibili, eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente e iniziare la transizione verso sistemi di produzione alimentare sostenibili e un’economia circolare, il tutto entro il decennio.

I leader hanno promesso inoltre di garantire che “la biodiversità, il clima e l’ambiente nel suo insieme” fossero al centro delle risposte alla crisi economica provocata dalla pandemia Covid-19.

Il governo federale australiano è stato invitato a firmare tale impegno ma si è rifiutato in quanto il piano richiede impegni considerati non coerenti con la politica del paese, tra questi una maggiore spinta a ridurre l’inquinamento da gas serra e raggiungere zero emissioni entro il 2050.

Un portavoce di Morrison, secondo quanto afferma The Guardian, ha dichiarato:

“L’Australia si è già impegnata a raggiungere un obiettivo di emissioni pari a zero entro la seconda metà del secolo, come stabilito nell’accordo di Parigi. Non accetteremo altri obiettivi a meno che non siamo in grado dire al popolo australiano quanto costerà raggiungerli e come li realizzeremo”

Il portavoce per l’ambiente, Terri Butler, ha criticato la scelta del primo ministro Scott Morrison, chiedendogli di spiegare perché l’Australia ha deciso di non impegnarsi con uno sforzo maggiore per proteggere la fauna selvatica.

“L’Australia è nel bel mezzo di una crisi di estinzione, 3 miliardi di animali sono morti o sono stati sfollati dagli incendi della scorsa estate e 12 milioni di ettari di terra bruciati. Ma il governo Morrison non pensa che abbiamo un problema” ha dichiarato Butler.

La portavoce dell’ambiente dei Verdi, la senatrice Sarah Hanson-Young, ha affermato che un obiettivo globale, simile a quello di Parigi, è necessario per arginare la rapida perdita di biodiversità. E ha aggiunto che, in questo modo,  l’Australia sta “sprecando un’opportunità” per assumere un ruolo di primo piano dopo la crisi degli incendi boschivi che ha accelerato la perdita di habitat e fauna selvatica.

Purtroppo l’Australia non è l’unico paese che si è tirato fuori, altre nazioni hanno già dichiarato di non aver firmato l’impegno. Si tratta di Stati Uniti, Brasile, Cina, Russia e India.

Qui potete leggere gli impegni nero su bianco assunti dai leader.

Fonti: The Guardian / Leaders’ Pledge for Nature

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