Un reportage ha indagato sulla dipendenza di Ikea dal legname rumeno, insieme alla dilagante deforestazione e alla violenta attività di disboscamento illegale che si verifica nel Paese
La stagione del disboscamento in Romania dura sette mesi, da metà settembre ad aprile, una frenesia di motoseghe che mastica milioni di abeti rossi, pini, querce, aceri, faggi e abeti. Parte del legno viene tagliato legalmente, ma per la maggior parte non è così.
All’inizio di questa stagione, due documentaristi di Bucarest, lavorando a un progetto sul commercio illecito di legname, hanno scandagliato una vasta area in cui si trova Suceava, una contea settentrionale dove hanno sede alcune delle più grandi segherie del paese e dove Ikea possiede migliaia di ettari.
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E da qui il bello: la ricerca del legname da parte di Ikea sta danneggiando alcune delle più antiche foreste della Romania. Ikea avrebbe a lungo propagandato il suo record ambientale positivo e la sua sostenibilità. Ma forse è puro greenwashing.
Così, in un ampio reportage per The New Republic, Alexander Sammon e colleghi ambientalisti hanno indagato sulla dipendenza di Ikea dal legname rumeno e sul fatto che alcune di queste aree forestali di proprietà di Ikea siano registrate come aree protette per la loro importanza per la protezione della fauna selvaticam insieme alla dilagante deforestazione e alla violenta attività di disboscamento illegale che si verifica nel Paese. Negli ultimi due anni, hanno documentato diverse violazioni delle leggi forestali e ambientali. Violazioni che non possono non avere un impatto negativo sugli habitat locali.
Praticamente da sempre l’azienda di mobili svedese sbandiera ai quattro venti il suo record ambientale, mette in agenda iniziative per promuovere una gestione responsabile e chiede la protezione delle specie in via di estinzione e il reimpianto di alberi per compensare la deforestazione causata dal disboscamento. In più, ha anche annunciato l’intenzione di ridurre i suoi rifiuti di mobili fuori uso. E sul sito web, l’azienda afferma anche di rifornirsi principalmente di legname da “Svezia, Polonia, Russia, Lituania e Germania“.
Ma c’è qualcosa che non quadra e, secondo il report, Ikea potrebbe ottenere fino al 10% del suo legname dalla Romania diventando il “più grande proprietario terriero privato” del Paese e il “più grande consumatore individuale di legno” del mondo, poiché ha raddoppiato il suo legno consumo nell’ultimo decennio.
Secondo il reportage per The New Republic, insomma, gli ambientalisti rumeni di Agent Green denunciano deliberatamente Ikea, sostenendo di avere prove fotografiche che la società “stava tagliando senza autorizzazione e senza una valutazione di impatto ambientale in una foresta secolare“.
In nessun caso IKEA accetta legname tagliato illegalmente, ha affermato prontamente un portavoce di IKEA of Sweden AB in una dichiarazione a Insider, specificando:
Abbiamo sviluppato un sistema completo di due diligence con molteplici garanzie. Ciò include requisiti rigorosi per la documentazione dell’origine del legno da parte dei nostri fornitori diretti, un team globale di esperti di approvvigionamento del legno e silvicoltura che esegue oltre 200 audit all’anno e revisori di terze parti che controllano la nostra catena di approvvigionamento con particolare attenzione ai paesi di alta destra.
Questa non è la prima volte che Ikea sia al centro di polemiche sulle sue pratiche di approvvigionamento del legno. Nel 2021, un’indagine del gruppo ambientalista londinese Earthsight aveva scoperto che l’azienda probabilmente utilizzava da anni legno russo ottenuto illegalmente, mentre ancora prima, nel 2012, un rapporto congiunto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e dell’Interpol aveva rilevato che dal 15% al 30% del “volume di legno commerciato a livello globale è stato ottenuto illegalmente“.
Dov’è la verità? Certo è che la domanda di legname da parte di Ikea è molto alta, così come lo sfruttamento illegale delle foreste rumene ancora ben saldo. Per questo motivo, i dubbi sulla integrità etica dell’azienda svedese rimangono eccome.
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Fonti: Agent Green / The New Republic
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