Un terzo dei siti naturali del patrimonio mondiale sono minacciati dai cambiamenti climatici, compresa la Grande Barriera Corallina.
Il cambiamento climatico è in questo momento la più grande minaccia per il patrimonio naturale dell’umanità, tanto che secondo l’Iucn (International Union for Conservation of Nature) un terzo dei siti naturali del patrimonio mondiale sono minacciati dai cambiamenti climatici, compresa la Grande Barriera Corallina, valutata per la prima volta con una prospettiva “critica”.
Il rapporto World Heritage Outlook 3 pubblicato dall’Iucn, infatti, declassa la Barriera che si estende per 2300 km al largo della costa nordest dell’Australia dalla posizione di “preoccupazione significativa” del 2017 a quella “critica”, dopo che le sue condizioni sono risultate “severamente minacciate e bisognose di conservazione urgente”.
“I siti naturali del patrimonio mondiale sono tra i luoghi più preziosi del mondo e dobbiamo proteggerli alle generazioni future”, ha affermato Bruno Oberle, direttore generale dell’Iucn. L’Iucn World Heritage Outlook 3 rivela di fatto i danni che il cambiamento climatico sta provocando sul patrimonio naturale dell’umanità, dalla contrazione dei ghiacciai allo sbiancamento dei coralli fino a incendi e siccità sempre più frequenti e gravi. Mentre la comunità internazionale definisce nuovi obiettivi per la conservazione della biodiversità, questo rapporto segnala l’urgenza con cui dobbiamo affrontare insieme le sfide ambientali su scala planetaria”.
E così il report si basa su precedenti rapporti del 2014 e del 2017 per verificare se la conservazione dei 252 siti naturali del patrimonio mondiale del mondo è sufficiente per proteggerli a lungo termine e in più mette in evidenza come il cambiamento climatico abbia sostituito le specie invasive come la principale minaccia per il patrimonio mondiale naturale.
Tra gli 83 siti naturali del patrimonio mondiale ora minacciati dai cambiamenti climatici, c’è proprio la Grande Barriera Corallina, dove il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione e le condizioni meteorologiche estreme hanno contribuito al drammatico declino dei coralli e, di conseguenza, alla diminuzione delle popolazioni di specie marine.
E non solo:
- nelle aree protette della Cape Floral Region in Sud Africa, il cambiamento climatico ha esacerbato la diffusione di specie invasive
- l’area di conservazione del Pantanal in Brasile è stata gravemente danneggiata dagli incendi senza precedenti del 2019-2020
- nel lago Kluane, situato in un sito Patrimonio dell’Umanità in Canada e negli Stati Uniti, il ghiacciaio Kaskawulsh in rapido scioglimento ha modificato il flusso delle acque, impoverendo le popolazioni ittiche
L’Outlook Iucn, in sostanza, valuta le caratteristiche uniche che hanno fatto guadagnare ai diversi siti lo status di Patrimonio dell’Umanità – in base alle minacce e alla buona protezione e gestione e valuta il 63% dei siti come “buono” o “buono con alcune preoccupazioni”, mentre il 30% è di “preoccupazione significativa” e il 7% è “critico”. Infine, rileva che 16 siti naturali del patrimonio mondiale si sono deteriorati dal 2017, mentre solo otto sono migliorati.
Tornando alla Barriera, la riclassificazione condurrà probabilmente a nuove pressioni da parte di campagne ambientaliste, perché la Barriera sia elencata prossimamente come “in pericolo”, un primo passo verso una potenziale rimozione dalla lista del patrimonio mondiale.
Un passo indietro, insomma, che potrebbe essere un duro colpo per l’industria turistica:
“Il cambiamento climatico, il deflusso di scarichi agricoli, gli impatti dello sviluppo urbano costiero e della pesca, costituiscono le maggiori minacce alla conservazione di lungo termine della Grande Barriera Corallina – conclude il rapporto della Iucn, che tra l’altro rimarca come la gestione da parte dei governi federale e del Queensland sia stata “estesa e innovativa” ma che “restano preoccupazioni e le minacce complessive rimangono significative”.
Il rapporto completo lo trovate QUI.
Fonte: IUCN
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