Entro un mese, il National Park Service, che provvede alla gestione di uno dei parchi più famosi del mondo, metterà al bando la vendita di bottiglie di plastica in tutta la riserva naturale del Grand Canyon.
Entro un mese, il National Park Service, che provvede alla gestione di uno dei parchi più famosi del mondo, metterà al bando la vendita di bottiglie di plastica in tutta la riserva naturale del Grand Canyon.
Una mossa lodevole e lungimirante, che però rischia di sollevare un mucchio di polemiche tra turisti poco sensibili ai temi dell’eco-compatibilità e i rappresentanti del gruppo Coca Cola.
L’iter che ha portato all’approvazione di questa decisione è stato piuttosto lungo e complesso: lo scorso novembre il New York Times aveva rivelato che il divieto di vendita delle bottiglie di plastica nel parco già in previsione da più di un anno era stato interrotto perché la Coca Cola (che aveva donato 13 milioni di dollari ai parchi attraverso la National Park Foundation) non aveva gradito l’iniziativa.
Poi una serie di proposte alternative hanno dato luogo ad un netto cambio di rotta che si è concretizzato proprio nell’ultima settimana: l’amministrazione del parco ha stabilito il ferreo divieto di vendere bottiglie di plastica nell’area verde protetta. Entro trenta giorni infatti, tutte le bottiglie d’acqua usa e getta (che rappresentano il 20% dei rifiuti nel parco) non potranno essere più vendute e i turisti sprovvisti di borracce potranno acquistare contenitori riutilizzabili negli stand autorizzati, al costo di 2 dollari.
E c’è di più: lungo i percorsi del parco saranno predisposti dei punti per bere e rifornirsi gratuitamente, in modo da evitare il ricorso e l’acquisto di contenitori inquinanti.
“Non siamo tanto contro la bottiglia d’acqua, quanto per la conservazione del materiale – ha fatto sapere Steve Martin, ex sovrintendente parchi, inquadrato come un modo per aspirare alla sostenibilità – Ci sono molte parti del mondo dove le bottiglie rappresentano l’unico mezzo per poter prendere e portare l’acqua alle famiglie, ma quando si ha la possibilità di fare qualcosa di meglio è bene che si faccia”.
Un primo passo avanti per un cambio di rotta nella tutela del patrimonio pubblico. Ma resta una domanda: cosa si farà per tutti gli altri rifiuti, come fazzoletti, sacchetti e piatti usa e getta, che rappresentano l’80% dei rifiuti lasciati nel parco?
Verdiana Amorosi