E' stato esplorato per la prima volta il Grand Canyon sommerso. L'impresa è stata compiuta al largo dell'Australia da un team internazionale che comprende l'Ismar-Cnr. I ricercatori hanno mappato in dettaglio 4.000 chilometri quadrati, rinvenendo pareti di corallo solitario e scogliere viventi e subfossili di coralli coloniali
È stato esplorato per la prima volta il Grand Canyon sommerso. L’impresa è stata compiuta al largo dell’Australia da un team internazionale che comprende l’Ismar-Cnr. I ricercatori hanno mappato in dettaglio 4.000 chilometri quadrati, rinvenendo pareti di corallo solitario e scogliere viventi e subfossili di coralli coloniali.
I campionamenti permetteranno di comprendere meglio l’evoluzione climatica degli oceani. Si tratta della conclusione della campagna oceanografica della nave Falkor che ha per la prima volta esplorato visualmente il Canyon di Perth, nell’Oceano Indiano al largo delle coste dell’Australia occidentale, rilevando fra l’altro la presenza di coralli viventi e subfossili. A realizzare l’impresa, un team scientifico che comprende l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Bologna.
“Abbiamo scoperto il corallo solitario di profondità Desmophyllum dianthus che, in una parete verticale del Canyon, si presenta come una sorta di muro formato da numerosissimi individui. Le associazioni più ricche sono state individuate per la prima volta fra i 600 e i 1.000 metri di profondità“, spiega Marco Taviani dell’Ismar-Cnr, che ha descritto le caratteristiche geologiche e biologiche del fondale man mano che il Rov (Remotely Operated Vehicle) ‘Comanche’, imbarcato sulla Falkor, mandava in diretta le immagini.
Si tratta di un ritrovamento significativo poiché, spiegano i ricercatori, essendo questa specie diffusa in tutto il mondo, incluso il Mar Mediterraneo, permetterà di comprendere meglio la distribuzione geografica della fauna che si cela nelle grandi profondità marine. L’analisi in laboratorio degli individui di Desmophyllum campionati fornirà inoltre importanti dati sull’evoluzione climatica degli oceani, dato che gli scheletri calcarei di questi coralli sono autentici archivi della storia del mare.
“I loro ‘cugini’ mediterranei sono stati rivelatori della variazione della temperatura e fertilità del mare, fornendo indicazioni per gli scenari futuri sul riscaldamento globale e sulla progressiva acidificazione delle acque marine”, aggiunge Paolo Montagna dell’Ismar-Cnr. “Oltre ai coralli solitari sono stati trovati cespugli di corallo rosso, una specie diversa da quella che s’incontra in Mediterraneo, e piccole scogliere viventi e subfossili di coralli coloniali. La datazione dei coralli fossili mediante il metodo dell’uranio/torio permetterà di comprendere meglio la storia evolutiva di uno dei più diffusi ma inosservati ecosistemi dell’intero pianeta, le scogliere coralline di grande profondità”.
Il Canyon di Perth è una grande incisione nel margine continentale australiano, a cinquanta chilometri dalla cittadina di Fremantle. Presenta all’incirca le dimensioni del Grand Canyon americano, del quale è più profondo, spingendosi fino a 4.200 metri, mentre la parte superficiale arriva a circa 50 metri. I ricercatori hanno mappato in grande dettaglio un’area vasta 4.000 chilometri quadrati.
Roberta Ragni
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