Da oggi i musulmani celebrano la Festa del sacrificio, un rituale in cui verranno uccisi – senza un precedente stordimento – centinaia di pecore e capre; un po’ quello che avviene nel rituale cristiano pasquale.
Da oggi i musulmani celebrano la Festa del sacrificio, un rituale in cui verranno uccisi – senza un precedente stordimento – centinaia di pecore e capre; un po’ quello che avviene nel rituale cristiano pasquale.
E la LAV – lega anti vivisezione – quest’anno ha pubblicato anche dei dati che identificano con maggior chiarezza questo inquietante fenomeno. Dal 2003 ad oggi la macellazione di questi animali, in occasione della giornata del sacrificio, è aumentata del 100% e gli impianti destinati alla macellazione di ovini sono quasi 206.
Per questo si è riaffacciata da parte degli animalisti di proporre in parlamento una proposta di legge che prevede l’introduzione obbligatoria dello stordimento degli animali prima della loro uccisione; un’idea lanciata da tempo e mai portata effettivamente in parlamento.
Il rituale musulmano prevede infatti che il fedele maggiorenne debba sgozzare personalmente l’ovino senza uno stordimento preventivo: una pratica decisamente più dolorosa e una situazione molto grave se si pensa che, oltre ai macelli legalmente riconosciuti, ce ne sono altri improvvisati nei garage o in capannoni.
Tutto questo deve finire, dice la LAV: “Per questo rivolgiamo un appello alle Forze di polizia locali e nazionali, ai Prefetti, ai Sindaci e ai Veterinari delle Asl affinché nei prossimi giorni siano rafforzati vigilanza e controllo, in applicazione dei Decreti Legislativi 333 del 1998 e 193 del 2007 oltre che dell’articolo 544 bis del Codice penale, si rischia infatti l’arresto da sei mesi ad un anno o l’ammenda fino a 150mila euro – ha detto Gianluca Felicetti, presidente LAV – sono da rispettare, inoltre, le normative sulla corretta identificazione degli animali (codice individuale o di allevamento a seconda dell’età dell’animale), sul trasporto anche del singolo animale (solo mezzi autorizzati dalla Asl e con certificazione veterinaria di partenza e uso farmaci), visita veterinaria pre e post macellazione. Inoltre, vista la presenza nei normali circuiti distributivi, di carni “halal” o “kosher” da animali scartati dopo la macellazione, chiediamo il chiaro riconoscimento delle vendite in supermercati e macellerie”.
Nel dossier dell’associazione svolto con un’inchiesta in collaborazione con il Ministero della Salute e le Regioni, vengono diffusi i dati ufficiali degli impianti autorizzati alla macellazione rituale:
“Ad oggi risultano in funzione 206 impianti autorizzati per l’uccisione rituale di bovini, ovicaprimi e avicoli (erano 104 nel 2003 con un aumento, quindi, di quasi il 100% in sette anni) di cui 193 esclusivamente per il rito islamico, 4 solo per quello ebraico (praticamente identico a quello mussulmano), 9 quelli che praticano entrambe i riti. Capofila fra le Regioni è la Lombardia (92 macelli autorizzati), poi il Piemonte (33), 22 a testa per Veneto ed Emilia Romagna. 12 quelli in Toscana, 6 nel Lazio, 4 in Trentino, Sicilia, Sardegna; 2 in Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Umbria; 1 nelle Marche e in Puglia. In Liguria è in apertura il primo impianto a Vessalico (Imperia), 305 abitanti, da parte della Comunità Montana. Non vi sono macelli rituali in Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Campania. In queste Regioni quindi, le macellerie islamiche devono ricevere carni da fuori territorio“.
Per questo la LAV auspica che, “a prescindere dalla fede o non fede professata, tutti possano cambiare scelte alimentari e indirizzarle verso prodotti non di origine animale: una scelta che fa bene a tutti, alla salute e all’ambiente. Da subito l’Associazione chiede che venga reso obbligatorio lo stordimento, sia per le macellazioni rituali che per quelle di volatili e conigli per consumo familiare. Per questo ha salutato con favore le autorevoli e scientifiche prese di posizione della Federazione dei Veterinari Europei così come le decisioni di medici veterinari, Supermercati Coop e Comunità islamiche che in alcune città italiane hanno adottato lo stordimento preventivo che deve essere sempre efficace“.
Verdiana Amorosi