la Micronesia ha deciso di lanciare una sfida legale alla Repubblica Ceca, perché con l’estensione della centrale a carbone produrrà un livello di C02 40 volte superiore a quello prodotto da tutto arcipelago della Micronesia. Una situazione che mette a rischio l’esistenza dello stesso arcipelago.
La Repubblica Ceca ha annunciato recentemente un nuovo piano energetico che prevede l’ingrandimento della centrale a carbone di Prunerov II: una decisione che provocherà l’emissione di altre pericolose emissioni di Co2, che continueranno ad alimentare i cambiamenti climatici e tutte le conseguenze mondiali connesse con il fenomeno. Uno di questi effetti è l’innalzamento del livello dei mari, specie nei Paesi già a rischio, che temono di essere travolti da onde sempre più alte, in grado di subissare interi isolotti.
È il caso della Micronesia, uno stato arcipelago composto da 600 isole e abitato da circa 100.000 persone, che – a causa del crescente inquinamento e del conseguente scioglimento dei ghiacciai – rischia oggi di essere travolto dalle acque oceaniche il cui livello è in costante crescita.
Per questo, nonostante i chilometri che separano i due Stati, la Micronesia ha deciso di lanciare una sfida legale alla Repubblica Ceca, perché con l’estensione della centrale a carbone produrrà un livello di C02 40 volte superiore a quello prodotto da tutto arcipelago della Micronesia. Una situazione che mette a rischio l’esistenza dello stesso arcipelago.
“Questo passo davanti alla giustizia internazionale – ha detto Maketo Robert, il ministro della Giustizia della Micronesia – mostra che i paesi minacciati come il nostro hanno ormai il sostegno del diritto internazionale, per pesare in modo più efficace sulle scelte energetiche”.
Si tratta del primo caso mondiale, ma la causa legale – sostenuta da Greenpeace – si basa su un testo chiamato ‘”Valutazione transnazionale degli impatti ambientali”, finora utilizzato tra paesi confinanti, ma mai invocato da una nazione situata in una differente regione o emisfero.
Verdiana Amorosi