E' di nuovo strage di balene in Nuova Zelanda. Ieri un branco di circa 75 cetacei si è spiaggiato sulla spiaggia della Spirits Bay, a 320 chilometri da Auckland e oltre 150 persone tra ranger, volontari e membri della comunità maori hanno lavorato tutta la notte per cercare di tenere in vita le 24 balene globicefale sopravvissute, bagnando loro il manto e cercando di spingerle in una laguna più riparata.
È di nuovo strage di balene in Nuova Zelanda. Ieri un branco di circa 75 cetacei si è spiaggiato sulla spiaggia della Spirits Bay, a 320 chilometri da Auckland e oltre 150 persone tra ranger, volontari e membri della comunità maori hanno lavorato tutta la notte per cercare di tenere in vita le 24 balene globicefale sopravvissute, bagnando loro il manto e cercando di spingerle in una laguna più riparata.
Purtroppo con i venti che soffiano a 100 km l’ora e onde alte fino a due metri non rendono facile il compito ai soccorritori che hanno cercato di riunire in un solo gruppo le balene e di avvicinarle ad un corso d’acqua. Solo domani, tempo permettendo sarà possibile issare su camion i cetacei e tentare di riportarli in acque più calme.
Gli animali “sembrano proprio aver capito che ci stiamo occupando di loro e che sono in buone mani. Rispondono e comunicano con le persone che le toccano e parlano loro”, ha commentato la portavoce del dipartimento per la tutela ambientale Sue Campbell in un’intervista a Radio New Zealand.
Resta ancora da capire il numero esatto delle balene decedute perché molte carcasse sono state spinte al largo dalla corrente, ma soprattutto le ragioni di questo che rappresenta il secondo spiaggiamento di massa nella zona, in poco più di due mesi. Alcuni attribuiscono alle acque poco profonde che determinerebbe un disturbo nei loro sonar il fenomeno, ma resta valida anche la teoria per cui un membro malato si pone alla testa del gruppo e gli altri lo seguono: “Le globicefale sono molto socievoli e vivono in gruppi familiari strettamente connessi, quindi se una o due si arenano, le altre le seguono. Però non sappiamo perché le prime si spingano fino a riva” ha concluso la Campbell.