Secondo una recente ricerca tutto ciò che consumiamo quotidianamente, ha un impatto significativo in un’altra parte del mondo. Quindi, tutte le scelte che facciamo ogni giorno hanno un'influenza sul mondo naturale e sull’equilibrio della biodiversità.
La ricerca internazionale ha quantificato l’impatto del consumo umano sul rischio di estinzione delle specie.
Circa 1 milione di specie sono già in via di estinzione, molte altre lo saranno nel giro di decenni.
Coprendo più di 5.000 specie in 188 paesi, la ricerca ha rilevato che il consumo in Europa, Nord America e Asia orientale (come Giappone e Corea del Sud) influenza principalmente il rischio di estinzione delle specie in altri paesi.
Le specie colpite includono la rana Nombre de Dios Streamside in Honduras, e il topo gigante malgascio in Madagascar.
Gli autori hanno paragonato la crisi della biodiversità a quella climatica, anche se ha minore pubblicità.
Queste crisi si stanno verificando in parallelo. La perdita irreparabile di biodiversità e le nostre scoperte possono fornire preziose informazioni sul ruolo che il consumo globale gioca come uno dei fattori trainanti di questa perdita.
(Leggi anche: Il Biodiversity Trends Explorer rivela come la biodiversità globale sia pericolosamente scesa sotto il limite di sicurezza)
Risultati chiave
Dai dati si è potuto vedere che in 16 paesi, concentrati in Africa, questa impronta a rischio di estinzione è guidata dai consumi offshore.
In 96 paesi, invece, il consumo interno è il principale motore del rischio di estinzione. Il commercio internazionale determina il 29,5% dell’impronta globale del rischio di estinzione.
Il consumo di prodotti e servizi dei settori alimentare, delle bevande e il settore agricolo sono il principale fattore di rischio di estinzione dovuto al consumo, costituendo insieme il 39% dell’impronta globale del rischio di estinzione, seguito dal consumo di beni e servizi del settore edile (16%).
La dottoranda Irwin ha dichiarato:
La complessità delle interazioni economiche nel nostro mondo globalizzato significa che l’acquisto di un caffè a Sydney può contribuire alla perdita di biodiversità in Honduras. Le scelte che facciamo ogni giorno hanno un impatto sul mondo naturale, anche se non vediamo questo impatto. Tutto ciò che consumiamo è derivato dal mondo naturale, con le materie prime trasformate in prodotti finiti attraverso una miriade di transazioni di filiera. Queste transazioni spesso hanno un impatto diretto sulle specie.
Gli interventi appropriati per affrontare il rischio di estinzione in Madagascar, ad esempio, dove viene esportato il 66% dell’impronta del rischio di estinzione, dovrebbero essere diversi da quelli attuati in Colombia, dove il 93% dell’impronta del rischio di estinzione è generato dal consumo interno.
Lo studio
Utilizzando i dati disponibili nella Lista rossa delle specie minacciate della IUCN, gli autori hanno introdotto la metrica di riduzione e ripristino delle specie non normalizzate (nSTAR) come misura del rischio di estinzione.
Hanno quindi applicato la metodologia per collegare il rischio di estinzione ai modelli di consumo globali; e hanno potuto notare che un’impronta del rischio di estinzione è stata calcolata per specie, per settore economico, per 188 paesi.
I risultati hanno mostrato come il commercio internazionale sia uno dei fattori chiave per le minacce alla biodiversità.
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Fonte: Nature
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