Secondo i ricercatori della James Cook University, i coralli che crescono nel Pacifico sono pari agli alberi che prosperano in Amazzonia
Buone notizie arrivano dal Pacifico. La barriera corallina, il prezioso ecosistema che negli ultimi anni ha risentito più di altri del riscaldamento globale, potrebbe essere più in salute di quanto immaginavamo. Lo rivela una nuova analisi, condotta dai ricercatori della James Cook University, secondo cui i coralli che crescono nel Pacifico sono pari agli alberi che prosperano in Amazzonia.
Mezzo trilione. E’ questo il numero di coralli che ancora popolano le acque del nostro pianeta di questo Oceano. Una cifra incredibilmente elevata e che ha portato gli autori della ricerca a pensare che il rischio di estinzione di alcune specie potrebbe non essere così alto come si pensava in precedenza, nonostante le numerose e crescenti minacce. Per la prima volta, gli scienziati hanno valutato quanti coralli ci sono nell’Oceano Pacifico stimando anche il loro rischio di estinzione.
Si tratta di un’analisi imponente che ha riguardato oltre 900 siti in cui prospera la barriera corallina. Lo studio ha misurato le dimensioni della popolazione di oltre 300 singole specie di corallo sulle barriere coralline dell’Oceano Pacifico, dall’Indonesia alla Polinesia francese.
E i risultati hanno rivelato che il rischio di estinzione di singole specie di corallo è inferiore alle attuali valutazioni internazionali. Un dato che fa bene sperare ma che non deve farci abbassare la guardia.
“Nel Pacifico, stimiamo che ci siano circa mezzo trilione di coralli”, ha detto l’autore principale dello studio, il dott. Andy Dietzel dell’ARC Center of Excellence for Coral Reef Studies della James Cook University. “Si tratta all’incirca dello stesso numero di alberi in Amazzonia o di uccelli nel mondo.”
Lo studio è cruciale per la ricerca e la conservazione dei coralli e delle barriere coralline, pur confermando che siano in calo in tutto il mondo a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.
“Abbiamo bisogno di conoscere l’abbondanza di una specie per valutare il suo rischio di estinzione”, ha detto il dottor Dietzel. “Tuttavia, ci sono pochissimi dati sulla maggior parte delle specie animali e vegetali selvatiche della Terra, non solo sui coralli”.
Una buona e una cattiva notizia
Secondo gli autori, le 8 specie di corallo più comuni hanno una dimensione della popolazione superiore ai 7,8 miliardi di persone che vivono sulla Terra. Di conseguenza, se da una parte una perdita locale di corallo può essere devastante per le barriere coralline, il rischio globale di estinzione della maggior parte delle specie è inferiore a quanto stimato in precedenza. Di conseguenza, le estinzioni potrebbero svolgersi su un arco di tempo molto più lungo sia perché le barriere coralline si trovano in vari luoghi, anche molto distanti tra loro, sia per le enormi dimensioni della popolazione di molte specie di coralli.
Per il professor Sean Connolly, dello Smithsonian Tropical Research Institute, la nuova analisi delle 80 specie considerate dalla IUCN ad alto rischio di estinzione mostra che 12 vantano oltre un miliardo di colonie.
“Ad esempio, il Porites nigrescens è tra le dieci specie più abbondanti che abbiamo esaminato. Inoltre, non è considerata altamente suscettibile allo sbiancamento, ma attualmente è elencata dall’IUCN come vulnerabile all’estinzione globale “, ha detto il professor Connolly.
Lo studio avrà importanti implicazioni per la gestione e il ripristino delle barriere coralline.
“Abbiamo contato una media di 30 coralli per metro quadrato di habitat della barriera corallina. Ciò si traduce in decine di miliardi di coralli sulla Grande Barriera Corallina, anche dopo le recenti perdite dovute a condizioni climatiche estreme “, spiegano i ricercatori. “Il ripristino del corallo non è la soluzione al cambiamento climatico. Dovremmo coltivare circa 250 milioni di coralli adulti per aumentare la copertura sulla Grande Barriera Corallina solo dell’1% “.
La buona notizia è che abbiamo ancora la possibilità di mitigare i cambiamenti climatici prima che provochino l’estinzione globale dei coralli.
“La sfida ora è proteggere le popolazioni selvatiche di coralli, perché non potremmo mai sostituirne più di una piccola percentuale. Prevenire è meglio che curare”, ha concluso il prof. Hughes. “Date le enormi dimensioni di queste popolazioni di coralli, è molto improbabile che affrontino un’imminente estinzione. C’è ancora tempo per proteggerle dal riscaldamento antropogenico, ma solo se agiamo rapidamente per ridurre le emissioni di gas serra “.
Fonti di riferimento: James Cook University, Nature
LEGGI anche:
- La Grande Barriera Corallina rischia di perdere per sempre lo status di Patrimonio mondiale dell’Umanità (e la colpa è dei cambiamenti climatici)
- Scoperta in Australia un’enorme barriera corallina alta 500 metri: più di un grattacielo
- La Grande Barriera Corallina ha perso più del 50% dei suoi coralli per colpa dei cambiamenti climatici